L’odissea di S. Un appello a Civile e Regione
Lettere al direttore
AA
Mi faccio portavoce dell’odissea di un ragazzo disabile riportando il racconto della madre. Lascio ogni commento ai lettori e mi domando quando finalmente partirà il progetto Dama per l’accesso agevolato alla struttura ospedaliera da parte dei ragazzi con disabilità. Bisogna davvero aspettare la demolizione del satellite e degli infettivi per avere un’area dedicata? Manca coordinamento tra strutture visto che non si è data informazione necessaria per poter risolvere la problematica (non sa Montichiari cosa fa o non fa il Civile?).
Continuerò la mia battaglia perché ho la forza che mi trasmettono tutti questi genitori.
S. ha avuto un ascesso circa 20 giorni fa, è stato curato con antibiotico e antinfiammatorio. Su consiglio del medico necessita di un controllo dentistico, S. non collabora e quindi è necessario provvedere, come già successo circa 12 anni fa, ad una visita in anestesia totale presso l’Ospedale di Montichiari. Telefono all’ospedale di Montichiari dove mi dicono che il reparto è stato chiuso per ristrutturazione e di rivolgermi al pronto soccorso odontoiatrico del Civile, questo è quello che ho fatto con la richiesta del medico con la priorità di 10 giorni. Il giorno 9 dicembre 2024 mi sono recata al pronto soccorso odontoiatrico del civile dopo aver atteso il mio turno di circa un’ora e mezza, S. durante la visita non collabora, lo guardano diversi medici e ci indicano di andare al reparto maxillo facciale, dove troviamo due medici che non sanno come districarsi in questa situazione. Nel reparto dove lavorano questi medici si può solo fare igiene dentale o estrazioni dentali non possono curare in quanto non dentisti.
I medici stessi sono rimasti sconvolti dal fatto che una persona con disabilità non possa ricevere le cure adeguate in quanto non esiste più il reparto dove anni fa era stata effettuato l’intervento dentistico: è stato chiuso e per ora non più riaperto.
I medici che abbiamo incontrato nel suddetto reparto si sono resi disponibili nel caso S. dovesse avere un’altra ricaduta con lo stesso ascesso ad organizzare la sala operatoria con la presenza di un dentista.
L’avventura nostra e di nostro figlio è iniziata alle ore 9.00 per terminare alle ore 14.00 senza aver risolto nulla. So per certo che purtroppo il nostro non è un caso isolato ma che ci sono moltissime famiglie che hanno difficoltà ogni giorno con questo tipo di problematiche.
Dott.ssa Maria Angela Bertoli
Per conto della mamma di S.
Cara Maria,
vincere le guerre è difficile, ma per una (giusta) battaglia possiamo provare. Anche perché non è la sola che ci scrive e, a memoria, proprio su queste colonne abbiamo raccontato nel giugno scorso un caso simile.
Allora ci eravamo limitati alla solidarietà verso quella mamma e alla figlia che aveva tanto penato. Oggi vogliamo fare un passo in più, appellandoci direttamente alla sanità pubblica, assessore regionale in testa, seguito a ruota dalla direzione generale del Civile: fate partire il progetto Dama (Disabled Advanced Medical Assistance), che consente di prendersi cura di chi è affetto da gravi disabilità. E, se non riuscite a riaprire quel reparto, almeno predisponete un’equipe di professionisti che sappiano affrontare e risolvere simili problemi. Oppure, se è troppo costoso, strutturate una rete e offrite il servizio di pronto intervento in uno degli altri presidi lombardi. Trasporto incluso, ovviamente. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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