Litigi e minacce tra parenti per l’eredità della zia

Il fattore scatenante delle litigiosità che lega gli uni agli altri parenti è, in primo piano, l’eredità e le divisioni dei beni tra eredi e successori. Nel caso mio, a distanza di ventuno anni dalla scomparsa di una zia, ereditando tanti suoi beni, le diatribe con dei cugini non sono ancora terminate. Convinta non fossero legati a gelosia, ma solo a desiderio di vessazione nei confronti miei, anche se tra avvocature e denunce ho sempre spuntato con «carta vincente». Vengo sempre assillata; i parenti continuano a rivangare vecchie liti. È nata da tempo, per controbattere me, persino la figura di un delegato dalla maggioranza dei comproprietari. Questo cugino mi ha inviato una raccomandata che ha come oggetto una «convocazione all’assemblea» riguardante la casa di zia, per il 18 giugno, con tale ordine del giorno: «taglio erba, lavori vari, cambio gestore energia elettrica, varie ed eventuali». Ci vado rispettosamente e per dovere; con me ci sono mia sorella con incarico di fiducia e suo figlio minorenne. L’assemblea era un pretesto; era una scusante per farci trovare nella tediosa trappola dei cugini. Io e mia sorella veniamo bersagliate con serie di male parole; veniamo per essere definite «due orchi» quando sempre avevamo fatto del bene ai nostri genitori, zii e al prossimo. Sono rimasta sotto shock per la reazione del «grande delegato» all’assemblea, che prendendo il viso di mio nipote tra le sue mani, scuotendolo, gli propone un truce commento: «Picchia tua mamma, se le merita!». Sgomento e impaurito, il nipote ha proposto clemenza per me e mamma. Come poteva un minore intercedere perché i cugini desistessero ad ogni forma di violenza morale, specialmente su di me? Quando loro finiranno il bailamme e le diatribe? Io sono desolata del comportamento arrogante di tutti; nelle angustie, nelle preoccupazioni e nei patemi. Vendette non cerco, ma solo il pregio del rispetto e dell’onore. Attendo il giorno del loro comportamento rispettoso nei confronti miei e di mia sorella. Ci terrei davvero, tutti insieme, a vivere con parsimonia, caratterizzati da razionalità e perfetto favore reciproco. Che la Divina Provvidenza ci assista.
// A. M. Gentile lettrice, che dire di fronte a una situazione come quella descritta? Mi associo al suo auspicio finale. Ma, al di là del ruolo che la Provvidenza e la giustizia divina decideranno di giocare in questa vicenda, quanto lei ci racconta non può limitarsi ad una semplice denuncia sul giornale e dovrebbe invece, responsabilmente, avere uno sbocco in una denuncia anche davanti alla giustizia terrena. A tutela non tanto dell'eredità della zia, quanto del nipote minorenne che ha subito un’intimidazione inaccettabile da ogni punto di vista. (g.c.)Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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