L’Italia, Repubblica fondata (anche) sul volontariato

Vorrei condividere con i lettori e con il Direttore questa mia riflessione estiva. L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro... non retribuito o mal pagato. Frase che prende spunto dalla nostra vetusta Costituzione, ma dal significato ben diverso dal dettato di legge. Il volontariato è un fiore all’occhiello della nostra società, ed è fatto certo, ma ha risvolti di ingiustizia inquietanti. Mi domando se sia normale che il primo soccorso con le ambulanze sia delegato per la maggior parte a volontari. Peraltro bravissimi e coraggiosi. E che dire dell’assistenza alle persone indigenti ed ai migranti, gestita da associazioni religiose e laiche? Con lo Stato che latita e pensa a litigare ed a scaricare il barile su qualcun altro. La Protezione Civile in caso di calamità ed emergenze? Tanti volontari con tanta professionalità, sempre a costo zero per lo Stato. E la tutela degli animali selvatici e domestici: moltitudini di volontari che presidiano il territorio con sano entusiasmo, ma sempre gratis. In fondo anche fare il poliziotto o il carabiniere, con stipendi molto bassi e mezzi ancor più inadeguati, è una sorta di volontariato. Senza contare i rischi a cui vanno incontro. Vogliamo parlare dei medici ospedalieri pubblici: mal pagati, con turni lunghissimi, carenze strutturali con cui convivere, straordinari non riconosciuti e responsabilità schiaccianti, penali e civili. Nelle manifestazioni? Sempre schiere di volontari per mantenere l’ordine pubblico e gestire i flussi delle persone. Ma se improvvisamente sparissero i volontari, cosa succederebbe a questa Nazione? Si bloccherebbe il Paese e tutto andrebbe in crisi. Quando si chiede qualcosa allo Stato, si deve sempre pagare, ivi compresa la borbonica e famigerata «marca da bollo», per interagire con le Istituzioni, anche solo per avere ciò che spetta di diritto. E chi dobbiamo ringraziare di questa situazione? In senso positivo, i volontari e tranne poche mele marce, le forze dell’ordine ed i medici ospedalieri. Questo è innegabile. Poi... i nostri politici, che da molti decenni non fanno nulla, ripeto nulla, per arginare e cambiare questa situazione da Paese molto arretrato. Da Cenerentola d’Europa. Anche la Magistratura, non sempre sottopagata, ha ampie responsabilità, con interventi a gamba tesa e sentenze, spesso sconcertanti, nei confronti di questi «volontari». Ogni politico, a partire dal sindaco dovrebbe fare una seria riflessione e se ritiene di avere qualche responsabilità, iniziare a fare sul serio, con scelte e dichiarazioni anche impopolari ed un pizzico di autocritica, che non guasta e fa guadagnare consensi. Forse anche la Prefettura, massimo rappresentante del potere esecutivo dello Stato nelle province, dovrebbe occuparsi della vicenda. Solo il risveglio delle coscienze potrà rimettere in piedi l’Italia. Se mai si pubblicherà questa lettera, prevedo il silenzio o valanghe di distinguo: sì... ma... però ... non è tutto così... ma io sono qui da poco... è colpa degli altri... eccetera, buona estate.
// Franco Piccinelli Gentile lettore, il volontariato - nelle varie forme in cui viene praticato - è stato e resta fondamentale nella vita sociale del nostro Paese, e non solo per risolvere emergenze o «tamponare» situazioni. È fondamentale perché la rete relazionale che lo costituisce, rappresenta una trama insostitubile di tenuta sociale. Ha ragione a porre la domanda radicale: e se domani sparissero i volontari? Da qui la responsabilità immensa che istituzioni e associazioni hanno nel mantenere vitale, motivata ed efficiente questa rete di solidarietà (e di solidità) sociale. Delegittimarla o lasciarla inaridire, non coinvolgendo le nuove generazioni nel darle continuità, sarebbe imperdonabile. (g.c.)Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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