L’impossibilità di obliterare il biglietto

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Vorrei esprimere la mia solidarietà al sig. Bernardo Leggieri, per le sue lamentele e rimostranze, espresse con la lettera del 14 agosto scorso dal titolo: «Grazie Trenitalia per il controllore così zelante». In essa ho rivissuto quanto accadutomi, seppure un po’ di tempo fa, il 28 ottobre 2009, prendendo il treno da Calvisano che va a Brescia alle ore 7,05. Salgo sul treno come in altre occasioni, poche per la verità, essendo un neofita dei viaggi in treno, dal 1966 al 2008 non avevo mai ripreso un treno. Quella mattina la macchinetta obliteratrice dei biglietti è fuori funzione, così come lo sarà almeno per otto mesi. Tempo necessario per avere una risposta definitiva, sul ricorso che due giorni dopo presentai, grazie alle disponibilità di un dipendente di Trenitalia della stazione di Brescia, contrariamente al Controllore, (erano accanto a me altri due viaggiatori) che aspettavamo in piedi e con il biglietto in mano, come altre volte. Questi, anziché timbrare il regolare biglietto, e magari informarci che vi è l’obbligo di cercare il controllore quanto non obliterato (cosa che io non sapevo e non ho visto scritto da nessuna parte, nelle nostre piccole stazioni), sgarbatamente iniziò ad inveire, facendo il processo alle nostre intenzioni, dicendo che noi volevamo defraudare le Ferrovie ed altre invettive poco rispettose di qualsiasi viaggiatore. La sanzione per tale inadempienza dovuta al non funzionamento della macchinetta (allora era di 50 euro più il costo del biglietto - 2,50 euro - ritenuto non valido perché non obliterato). Viceversa si doveva scendere alla prima stazione. Io avendo la coincidenza per Milano a Brescia non potevo scendere, lo fecero gli altri due passeggeri, che forse non avevano i 50 euro, andavano al lavoro ed i 50 euro non li avrebbero presi nemmeno lavorando tutta la giornata. Io feci ricorso, con vari iter burocratici, durati ben otto mesi. Con una attenzione, dire sensibile, attenta e professionali da parte dei vari Uffici, compreso una telefonata per chiarimenti, che constatarono le mie ragioni, ma che per il rimborso dovevo presentare richiesta ad un altro Ufficio, sempre presso la sede di Milano di «Trenitalia Le Nord». Che mi chiese dopo quasi quattro mesi di inviare anche copia del biglietto (non ritenuto valido). Conclusione non fu accolto il ricorso perché il biglietto, acquistato presso la rivendita della Stazione Centrale di Brescia, nella dicitura riportava «Brescia-Calvisano» anziché il contrario. Senza verificare, che non esistevano biglietti con la scritta «Calvisano-Brescia» e che altre volte analogo biglietto fu considerato valido. In conclusione invio un’ultima missiva a «Trenitalia Le Nord» dicendo anche «Mi dispiace di avervi fatto perdere del tempo, dal costo sicuramente più dei 50 euro che io ho sborsato, ma ritenevo di non avere torto ed eventuali negligenze non erano nate dalla mia volontà, ma da quella macchinetta non funzionante. Inoltre penso sia doveroso non continuare tutti a stare zitti, viceversa la prepotenza e la maleducazione burocratica ci schiaccerà». Oggi, come ieri, nonostante i propositi di trasparenza e corresponsabilità sociale, ancora troppe volte dal pubblico si ha l’impressione che la burocrazia ci perseguiti, come se tutti fossimo truffaldini, disonesti, evasori, approfittatori. Vi sono anche quelli, non certo fra i viaggiatori di treno con biglietti da 3 o 5 euro. Marino Marini Calvisano

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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