Libri scolastici: troppi e mai usati Spreco assurdo

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Vorrei scriverle in merito al tema dei libri scolastici, non tanto per i costi esorbitanti, che incidono sui bilanci familiari, ma per lo scarso utilizzo che ne viene fatto.

Sono una mamma di tre figlie e questo anno, una delle tre ha concluso la scuola secondaria di primo grado.

Cosa fare dei libri di scuola?

Abbiamo guardato gli elenchi dei libri per i ragazzi degli anni successivi al suo, scoprendo che avremmo potuto dare solo due libri a chi avrebbe frequentato la terza, due a qualcuno di seconda e lo stesso a chi avrebbe iniziato la prima. E gli altri trenta circa? Considerato che ogni libro ha più volumi? Nessuna rivendita di libri usati ritira libri delle scuole medie. Rimangono due strade o si fa spazio in casa o vengono buttati.

Uno spreco di carta indicibile!

Poi cerchiamo di insegnare ai nostri ragazzi a differenziare ed avere cura del pianeta.

Lo spreco di carta vale anche per chi frequenta le scuole secondarie di secondo grado. In questo caso si riescono a reperire alcuni libri usati in modo da utilizzarli più volte, spesso però cambiano le edizioni e i libri, che andavano bene per tuo figlio, l’anno dopo non servono più.

Ma non solo, capita anche che acquisti un libro, ad esempio italiano in seconda liceo, volume di più di 700 pagine, a fine anno ne hanno fatte 3. Il resto del libro nuovo! Oppure altro esempio libro di scienze, il professore era supplente per cui non aveva scelto lui il libro, risultato libro mai utilizzato, a volte dava lui delle fotocopie.

Stesso discorso vale per la scuola primaria, i cui libri vengono acquistati dalle amministrazioni comunali. Alla fine della quinta primaria, ci si trova a buttare via almeno 4/5 libri per anno, spesso suddivisi in più volumi, alcuni mai utilizzati.

Capisco che vada salvaguardato il sistema editoriale e che gli insegnanti ogni tot anni debbano cambiare libri e scegliere altro.

Credo che però vada fatta una riflessione
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Rossella

Cara Rossella,

da uno a dieci, ha ragione undici. Non è matematica - men che meno quella scritta sui libri - ma crediamo renda bene l’idea.

Lo spreco di carta (e soldi) non ha giustificazioni, eppure nella scuola italiana se ne parla da anni senza che accada nulla. Probabilmente più per sciatteria che per disegno diabolico o difesa di interessi oscuri.

«La salvaguardia del sistema editoriale» è infatti importante e nessuno più di noi crediamo l’abbia a cuore, tuttavia non stiamo parlando delle multinazionali del petrolio o delle armi, bensì di un piccolo orticello - per altro ben curato - al cospetto di giganti dell’economia.

Tolto il dolo, rimane la colpa, poiché l’attuale sistema continua a produrre almeno tre danni: produrre ciò che non serve, sprecare risorse preziose, educare male i nostri ragazzi.

Forse allora l’unico soggetto a cui possiamo appellarci è la scuola stessa. Professoresse, professori, maestri, maestre, dirigenti scolastici... Sono loro, individualmente e in gruppo, che possono, che devono fare la differenza. Dimostrino di avere «coscienza» civile, oltre che rispetto, impegnandosi affinché lo scempio dello spreco non venga più perpetrato. Quella sì sarebbe una lezione magistrale. Per tutti. (g. bar.)

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