Librerie chiuse, una sconfitta del pensiero

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Sfoglio il giornale come ogni giorno, nella quotidianità di una lunga giornata di lavoro (anche se è domenica).Lavoro che da anni fa parte del mio Dna, da quando ragazzino scorrazzavo nella libreria di famiglia, respirando l’aria di un ambiente permeato di carta e cultura. Era il 1964 e corso Zanardelli respirava vari fermenti e virgulti politici, artistici, culturali. Non era difficile per me avere a che fare con uno Spadolini assopito nello studio di mia madre, o di un Montanelli intento a ticchettare sulla sua Lettera 22. Vivevo tutto questo con la normalità di un bambino avvezzo a simili spettacoli. Sono nato e cresciuto nella Libreria Tarantola, un mondo che definire casa è riduttivo. Ecco perché quando fra le lettere al Direttore ho letto l’editoriale Under 30: «Una libreria che chiude non fa rumore», ho sentito tutta la forza di queste parole. Parlava di casa mia. O di case come la mia. Caro Corrado, ora mi rivolgo a te, quasi in filo diretto, se posso permettermi e non se ne faccia cruccio il Direttore. Dicevo... caro Corrado è vero, una libreria che chiude sembra quasi smaterializzarsi, silente come un fruscio di pagine. Non so spiegarne il perché. Siamo in una situazione in cui la cultura del libro sembra essere un’attività di nicchia. Un’attività che riguarda un’élite di pochi ostinati che non rinunciano al piacere dell’oggetto. Le librerie indipendenti, in particolare, sembrano appartenere a un territorio di frontiera, dove avere un’identità pare quasi un discorso surreale. Ma io qui lo ribadisco: c’è un momento della vita in cui diventa fondamentale riposare i sensi, gli occhi, la vista in questo cyber-mondo di pixel e file frenetici, di social, community, digital-tutto. I progressi sono fondamentali, si sa, questo lo abbiamo ben presente e la tecnologia non va certo fermata, ma è tutta questione di compromessi. È necessario che ogni cosa rallenti, riducendosi a dimensione umana. Accade quando le frenesie e le preoccupazioni si sciolgono nell’attimo evocativo che la carta ci regala. Del resto i libri hanno una forza incredibile, è solo questione di consapevolezza. Basta ascoltarli, capirli, provare a sentire la sensazione che la materia e la ragione, fuse indissolubilmente, sanno offrire. I libri sono un patrimonio umano che non bisogna far cadere nel silenzio. Hanno un’anima, viva e pulsante. Così, senza scadere in retoriche, mi sento in dovere di dire che questa volta ho intenzione di far rumore. La Libreria Serra Tarantola non ha chiuso. Si è spostata solo di qualche passo, in via Fratelli Porcellaga 4, sempre in centro a Brescia. Si è spostata acquisendo una nuova faccia, pur mantenendo la sua identità. I nostri libri incontreranno il piacere di un locale rinnovato, con spazi diversi per nuove attività: corsi per bambini, conferenze, presentazioni, concerti. Ci saranno lo spazio per un caffè o una tisana, lo spazio per i bambini, lo spazio per la cultura a tutto tondo. Vieni a trovarci, non può che farci grande piacere.
Marco Serra Tarantola Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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