L’eredità contesa e quei rapporti che si spezzano

Scrivo per far riflettere, specialmente in periodo di Quaresima, le persone che si fanno ingolosire dai beni altrui, ovvero di un bel gruzzolo di soldi lasciato da un fratello deceduto pochi mesi fa e distruggendo un rapporto di sorellanza. Sta capitando a mia madre ottantasettenne invalida al 100%, che deve affrontare la perdita di un fratello, premetto non sposato e senza figli, con una malattia (cancro al pancreas). Nei giorni della diagnosi la sorella di mia madre e sorella del defunto pensa a farsi intestare polizze vita prospicue e allontanandomi in tutti i modi come nipote, disinteressata ma aiutante dello zio. Ma io non ho mai abbandonato lo zio nel bisogno, premetto dopo 10 mesi di ospedalizzazione, di cui 7 consecutivi. Allora invito alla riflessione della gente che si trova davanti a un bel gruzzolo di soldi a fare i conti con la propria coscienza: meglio interrompere un bel rapporto di sorelle, idilliaco, che durava da ben 78 anni o è meglio godersi i soldi? Confido nella giustizia divina prima che nella giustizia degli uomini, essere a posto con la propria coscienza non ha prezzo.
Una cristiana delusa dalla propria ziaCarissima, comprendiamo l’amarezza, pur se è la storia - una delle storie - più antica del mondo: gli affetti che si infrangono, le relazioni che si spezzano, per colpa del denaro. Alla sua zia possiamo dunque dire nulla: non capirebbe. A lei invece, che ci ha scritto, confessiamo che pure per noi è arduo svicolarci dalla malia dei soldi. Eppure è soltanto così, cambiando campo, non considerandoli più «misura di tutto» che se ne si rende liberi, giungendo a considerare ricchezza altro. E la giustizia divina non cade dal cielo, né fulmina chi riteniamo nel torto, bensì possiamo renderla concreta noi, comprendendone appieno il senso e gustandola così com’è, ogni giorno. P.S. Questo in teoria. Ma poi, nel concreto? Che le parole sono belle, ma alla fine i fatti contano. Le rispondiamo allora così: non covi in silenzio, scriva una lettera a sua zia (facendola leggere per conoscenza a sua madre), per dirle nero su bianco tutta la delusione che ha avuto e quanto abbia ritenuto mortificante il suo atteggiamento. Ma quella stessa lettera la concluda dicendo che, nonostante ciò, per lei vale più il bene, il buono, dunque non smetterà di considerarla sangue del suo sangue e come nipote ci sarà sempre, per condividere sia nella convivialità le gioie, sia le fatiche nel momento del bisogno. Un abbraccio. (g. bar.)
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