Leno, il Centro commerciale cambierà la vita

CONTRARIETÀ
AA

Vorrei esprimere la mia opinione sull'insediamento multifunzionale che dovrebbe prendere il posto della Cascina Aquila a Leno. Personalmente, sono contraria al centro commerciale ed il mio è un no di testa, ma soprattutto di pancia e di cuore. Sono lenese doc, ho viaggiato molto ma sono sempre tornata qui, a casa.

Amo profondamente il mio paese e la campagna circostante, le estati torride, la nebbia di novembre, l'umidità che ci perseguita tutto l'anno, i fiori nei campi a primavera, i leprotti che così spesso capita di intravedere, la strada bassa per Ghedi, le meravigliose passeggiate a Milzanello, la mancanza di traffico, far la spesa in negozi dove vengo trattata come se fossi una vecchia amica... Per me vivere a Leno non è un ripiego, non è perché "costa meno", ma è una scelta di vita.

Non vorrei mai vivere in città, per tutto quello che ho già detto di amare e che compensa largamente i disagi del fatto che qui "non c'è niente". Chiudo gli occhi e provo ad immaginare il paese dei miei sogni. È piccolo ma non troppo: sì, somiglia proprio a Leno.

I giardini pubblici e le aiuole sono pieni di alberi, i bimbi giocano senza il pericolo delle macchine, in un parco grande e cintato... Dove c'è un posto anche per i cani, che scorazzano felici e non danno fastidio: se sporcano i loro padroni raccolgono e, per chi dimentica paletta e sacchetto, c'è il distributore automatico.

Il cuore del paese è centro pulsante di vita e di incontro: negozietti e botteghe, belli e curati. I commercianti? Che meraviglia! Ti conoscono per nome, sanno già cosa vuoi prima ancora di entrare: sanno se sei sempre di fretta e vuoi sempre lo stesso o se preferisci prenderti il tuo tempo, guardare, pensarci e magari scambiare due chiacchiere. Nei grandi centri del commercio no: sei un cliente e basta. Nel centro del mio paese di sogno ci può andare anche mia nonna, che ha settanta anni e non ha la patente, perché è lì, a due passi da casa. E poi c'è la biblioteca: è grande e ben fornita, aperta anche la sera, questa sì che è proprio come quella di Leno... E c'è il cinema dell'oratorio: certo c'è un solo film, ma è scelto bene e poi cambia spesso.

In questo paese c'è un posto per i miei figli, loro sono tanto piccoli e io lavoro... ma il Comune fornisce un buon servizio di asilo nido; poi, quando saranno grandi, qui c'è una scuola meravigliosa, gestita splendidamente da una preside che dicono dura, ma con un cuore d'oro: l'inossidabile Ravelli.

I miei figli: io per loro ho tanti buoni propositi. Voglio insegnare loro ad amare la natura e gli animali, i libri e i film, le chiacchiere e il silenzio, e anche la noia, dolce madre di idee geniali, i biscotti fatti in casa e le albicocche dell'orto, che sanno davvero di albicocca.

Per i nostri anziani: nel mio paese sognato c'è una casa dove chi resta solo riceve cure e assistenza, ma anche servizi d'aiuto alle famiglie che vogliono stare con i loro cari fino alla fine. Anche nel mio paese da sogno però arriva il lunedì e si va a lavorare. C'è chi ha lavoro in paese e ci va a piedi o in bicicletta; per chi invece lavora fuori, sono a disposizione i mezzi pubblici, ben potenziati e che collegano tutti i paesi limitrofi. Quasi quasi non serve neppure la macchina e così si risparmiano benzina e soldi e non si inquina! E se una mattina si deve proprio andare al lavoro in automobile si sa già che non si dovrà far coda: Leno ha pochissimo traffico, rispetto alla città!

Ecco, il paese dei miei sogni è molto vicino a quello reale, solo che non comprende immensi centri commerciali, traffico, inquinamento: il prezzo da pagare, mi si dice, per avere servizi in più. Beh, è un prezzo che io non voglio pagare.

E credo che quello che fa del mio paese un paese vivibile (servizi pubblici, scuole, asili, assistenza) possa essere realizzato usando altri finanziamenti che non quelli che ci arrivano da operazioni come questa. Proviamo a pensarci, prima di dire che non è possibile...

Visto quanti ne esistono già qui vicino, non credo servano altri centri commerciali, megastore, ipermercati, McDonald's con la loro fagocitante cultura del di più materiale, dell'usa e getta, del tutto e subito. Io credo che la qualità della vita che ho scelto valga più di qualunque altra cosa e vorrei che venisse tutelata. È vero: se Leno non rispecchierà più la mia scelta di vita, potrò trasferirmi. Ma lo farò piangendo, perché io amo davvero la mia terra.

Credo che la scelta del centro commerciale, nel bene o nel male, cambierà la vita dei cittadini di Leno e renderà molto più distante il paese reale da quello che io ed altri sogniamo. Proprio per questo motivo penso che sarebbe stato corretto prendere questa decisione tutti insieme, che l'Amministrazione comunale avrebbe dovuto organizzare incontri per informare in modo chiaro e oggettivo e ascoltare anche le idee dei cittadini (numerosi o pochi non ha importanza) che la pensano in altri modi, perché quando si prendono decisioni di questa portata è la comunità nel suo insieme a dover decidere e la responsabilità della decisione va condivisa.

In fin dei conti il pregevole 40% dei voti ottenuti dal sindaco alle ultime elezioni, ha un rovescio della medaglia: significa che la maggioranza dei lenesi non ha votato per lui, motivo in più (forse) per trovare il modo di essere sul serio il sindaco di tutti.

Laura Bertocchi

Leno

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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