Le «porte girevoli» fra politica e magistratura

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Com’è possibile che un magistrato, dopo essersi messo in aspettativa ed essere stato eletto in Parlamento, possa a fine mandato ritornare in magistratura, specialmente se apparteneva a quella inquirente o giudicante prima di essere eletto? Dovrebbe essere messo fuori ruolo ed assegnato ad altro incarico, per evitare che le sue sentenze siano influenzate dal suo credo politico, o che tali appaiano. Meglio sarebbe scrivere una norma che faccia decadere il magistrato dall’ordine giudiziario nel momento nel quale si candida, o che in occasioni pubbliche abbia espresso il suo «credo» politico. Non solo un magistrato deve essere super partes, ma tale deve anche apparire, dice non solo il buon senso. Infatti, senza fare gli struzzi, sappiamo tutti quanti disastri abbiamo causato anche all’Italia le sentenze politiche. Arriveremo mai a riformare la magistratura per ridarle quel volto di imparzialità al quale lei stessa a rinunciato negli ultimi decenni?
Gianantonio Borghesani

Gentile lettore, almeno sulle cosiddette «porte girevoli» tra funzioni giudiziarie e ruoli elettivi o di governo, le regole fissate dalla riforma Cartabia nel 2022 provano a tutelare un’immagine di «imparzialità» del magistrato. In sintesi, i magistrati che hanno ricoperto cariche elettive di qualsiasi tipo a fine mandato non possono più rientrare in magistratura: saranno ricollocati fuori ruolo nelle amministrazioni pubbliche. I magistrati candidati ma non eletti, per tre anni non potranno lavorare nella Regione della circoscrizione elettorale in cui si sono presentati né in quella del distretto dove prima lavoravano. Inoltre non sarà possibile per loro assumere incarichi direttivi e svolgere le funzioni penali più delicate (pm e gip/gup). Certo, e lo dimostra lo scontro in atto in questi giorni sul disegno di legge del Guardasigilli Nordio, lo stop alle «porte girevoli» non è bastato a riportare a un corretto equilibrio nel rispetto della Costituzione il rapporto magistratura-politica, il nodo che da trent’anni in qua periodicamente scuote il nostro sistema istituzionale e giudiziario. (g.c.)

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