Le parole che non ho potuto dire a mio fratello defunto

Mi rivolgo a lei poiché in questi momenti difficili, pericolosi, drammatici per chi è toccato da questo subdolo virus, dolorose sono le ripercussioni sulle famiglie che non possono assistere né confortare fisicamente la persona cara ammalata se in isolamento, né condividere i momenti luttuosi, lenendo in parte il dolore, stringendo e abbracciando parenti ed amici. Non è possibile. Non si può, il rischio è che i momenti luttuosi si moltiplichino. Le parole che seguono sono quelle che avrei detto a mio fratello nel giorno del suo funerale. Non è stato possibile ma forse è possibile e opportuno che questo ricordo possa arrivare ai suoi cari, ai parenti, agli amici, ai suoi colleghi, a chi ha conosciuto Camillo Nassini. «A tutti coloro che hanno conosciuto Camillo e che, se lo hanno ben conosciuto, non possono che averlo amato, apprezzato e rispettato. Senz’ombra di smentita posso affermare che ci ha lasciato un Giusto, un Uomo dalla U maiuscola, merce molto rara in questi tempi non certo felici. Scrivo queste parole con tutto il mio cuore ascoltando in sottofondo la Messa da Requiem di Verdi, musica importante per un uomo importante. Infatti Camillo è stato un grande non tanto per le cose che ha fatto ma per il profondo rispetto meritato e per la scia d’amore che ha lasciato, che solo un uomo giusto può lasciare dietro di sé. Messa da Requiem, messa funebre, poiché non è un momento di felicità ma di grandissima tristezza. Possiamo solo ricordare i tanti bei momenti che con lui abbiamo condiviso, noi tutti che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo. Come ricordo mio fratello? Burbero ma con un cuore grande una roccia alla quale aggrapparsi nei momenti di difficoltà una quercia che con il suo possente tronco e le possenti fronde è sempre stato un rifugio per la sua grande e bella famiglia. Un uomo giusto che ha sempre saputo cosa era giusto fare nella vita, al di là delle apparenze. In poche parole giusto e buono e credo che questo sia il massimo riconoscimento di cui ognuno di noi vorrebbe essere onorato alla fine della propria vita. Lascio libera la mente e ripercorro i tanti momenti importanti condivisi con lui. La morte di nostro padre, quando Camillo, a diciannove anni, si è trovato di colpo, a non poter più essere giovane e spensierato ma a cercare di sostenere, con la mamma, il peso di una impegnativa famiglia. Non so cosa sia stato esattamente Camillo per mio fratello e le mie sorelle, di certo per me è stato un fratello-papà, che ha saputo coniugare la fermezza del padre con la condivisione e complicità che si ha con un fratello. Tante volte ho riflettuto su quanto mi ha dato mio fratello in termini di formazione e principi e posso dire che i suoi insegnamenti sono stati e sono vivi in me.(....) Camillo e la sua famiglia. Famiglia numerosa e impegnativa che ha assorbito e a cui ha donato incondizionatamente buona parte del suo entusiasmo e della sua energia. Potrei proseguire in mille altre riflessioni e ricordi ma la parte intima e profonda del rapporto che ci ha legato la voglio riservare a me. Credo che chi leggerà queste parole abbia avuto altrettanti momenti felici condivisi con lui a cui pensare con nostalgia. Un grazie riconoscente a Chi ci ha dato la fortuna di conoscere e condividere un pezzo di strada che si chiama vita con una persona così bella, onesta e rispettabile. Ciao
». // DamianoConcesio
Gentile Damiano, anzitutto le esprimo le condoglianze, mie e - convinto di interpretarne i sentimenti - anche di tanti lettori del GdB, per la perdita del fratello. Purtroppo, tra i molti drammi personali e familiari che l’emergenza coronavirus sta causando, c’è anche l’impossibilità di tributare alle persone care che perdiamo, un ultimo saluto (se ne parla a pagina 12) nel solco di quella tradizione di pietas che le nostre comunità conoscono dai tempi più antichi verso i propri defunti. Proprio intorno al rito della sepoltura, civile o religioso (la Chiesa la inserisce tra le opere di misericordia, cioè degli atti di carità verso gli altri), le comunità incontrano infatti un’importante occasione per riconoscersi e per riconoscere la rete di relazioni e affetti che costituisce la trama immateriale ma fondamentale della loro esistenza e coesione. Così, anche nel dolore del distacco estremo, chi ci lascia offre a familiari e amici un ultimo, prezioso dono. Perciò, nel tempo sospeso che viviamo oggi, avvertiamo acuto lo sconforto di questa sorta di mancata sepoltura dei nostri defunti. Eppure, credo, può aiutarci ad accettare questa - speriamo temporanea - situazione, l’idea che essa alla fine contribuisce a risparmiare altri lutti e, così, a custodire altre vite. (g.c.)
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