Le pagelle d’oro tra pubblicazione e divieti

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Nei giorni scorsi è arrivata nelle scuole che hanno inviato al Giornale di Brescia i voti degli studenti per l’iniziativa delle «pagelle d’oro» una richiesta di informazioni del Garante della privacy che è costruita sul presupposto che l’operazione non sia del tutto legittima. Quanto sia opportuno che questa istituzione si occupi con tanta solerzia di queste cose lo lascio alla pietà popolare. È chiaro che siamo tutti d’accordo sull’iniziativa: la pubblicazione delle pagelle d’oro gode di un diffuso consenso ed è una prassi ormai consolidata (per usare la terminologia del garante) e - di contro - sembra una prassi ormai consolidata produrre documenti e regole confusi e contraddittori. Il giro che si può provare a fare è questo: si comincia dal Vademecum 2023 «La scuola a prova di privacy» (pubblicato dal Garante). Qui si dice che i voti non possono essere esposti ma vanno pubblicati sul registro on-line e nei tabelloni si scrive solo ammesso o non ammesso. Se proprio li si deve esporre perché non c’è il registro elettronico, bisogna evitare di fornire, anche indirettamente, informazioni sulle condizioni di salute degli studenti, o altri dati personali non pertinenti (ma quando mai?). Anche gli elenchi di composizione delle classi possono essere esposti ma in via residuale (come dire: è vietato ma non molto). Dopo il vademecum si può fare una tappa sul sito del Garante, nella sezione delle FAQ dedicate alla scuola. La quinta: gli esiti degli scrutini e degli esami sono pubblici? Sì - risponde con convinzione il Garante: «Le informazioni sul rendimento scolastico sono soggette ad un regime di conoscibilità stabilito dal Miur. Nel pubblicare i voti degli scrutini e degli esami nei tabelloni, l’istituto scolastico deve evitare, però, di fornire informazioni sulle condizioni di salute degli studenti o altri dati personali non pertinenti» (sembra un po’ il contrario di quello che abbiamo appena visto nel vademecum). Allora - e siamo alla terza tappa - andiamo a vedere cosa dice il Miur a proposito del regime di conoscibilità citato dal Garante. «I voti dei compiti in classe e delle interrogazioni, gli esiti degli scrutini o degli esami di Stato sono pubblici. Le informazioni sul rendimento scolastico sono soggette ad un regime di trasparenza e il regime della loro conoscibilità è stabilito dal Miur (qui il Ministero parla di sé in terza persona). È necessario però, nel pubblicare voti degli scrutini e degli esami nei tabelloni, che l’istituto eviti di fornire, anche indirettamente, informazioni sulle condizioni di salute degli studenti». Fine del giro. Pare di capire che forse i tabelloni con i voti si possono esporre ma non molto. Certo, nulla si dice circa la pubblicazione sui giornali anche se ormai, dopo venti secondi dall’esposizione dei tabelloni, partono per l’infinito migliaia di fotografie. Anche i giornalisti potrebbero venire a scuola, fotografare i tabelloni, portarli al giornale pronti per le pagelle. Le scuole che li inviano risparmiano questo passaggio che comunque nessuno potrebbe impedire. Così era, nell a notte dei tempi dei tabelloni, con i voti scritti a mano, copiati a mano, portati al giornale e montati con i caratteri mobili. Non c’erano le fotocopiatrici, non c’erano le mail, non c’erano i telefoni che facevano le foto, non c’erano i social, non c’era la privacy. La nonna di Nicola che mi ha chiamato per ringraziare di aver trovato sul Giornale la pagella d’oro di suo nipote avrebbe dato qualsiasi consenso a qualsiasi garante oggi, come allora. Certo si chiederebbe perché serve un consenso, dove sta il problema e soprattutto perché abitiamo in tutta questa confusione di banalità senza reagire.
Lettera firmata

In realtà si scopre ora che neppure il consenso è condizione sufficiente per la pubblicazione sul Giornale delle pagelle d’oro. Questo almeno è quanto viene messo in discussione nella missiva giunta alle scuole. Tant’è che il giornale ha sospeso le pubblicazioni in attesa delle conclusioni dell’istruttoria del Garante. I tempi sono incerti. In ogni caso, non possiamo che fare nostre le osservazioni di questo dirigente scolastico, sottolineando come sullo sfondo di questo slalom tra prassi, norme e interpretazioni divergenti, pare essere stato perso di vista l’obiettivo congiunto di scuole e giornale, ben delineato nell’intervento che pubblichiamo oggi in prima pagina a firma di Federico Vincenzi: offrire un riconoscimento pubblico agli studenti che si sono contraddistinti nel profitto scolastico. Obiettivo evocato anche dal Governo che ha voluto aggiungere al «ministero dell’Istruzione» la precisazione «e del Merito». Purché anonimo, evidentemente. (n.v.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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