Le mie difficoltà di ragazzo costretto in carrozzina

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Spero che vi fermerete a leggere questa breve storia, serviranno solo pochi minuti. Sono un ragazzo seduto su una carrozzina elettrica, vivo in un paese in provincia di Brescia chiamato Cellatica. Scrivo questa lettera perché sono stufo di non essere ascoltato da nessuna istituzione, ho segnalato il problema al Comune, carabinieri e ai titolari dei bus. Questo problema riguarda proprio l’autobus n. 13 che purtroppo non è in regola, cioè non tutti i bus di questa linea hanno la pedana per servire delle persone in difficoltà, mentre le altre linee sono munite. Sembrerà strano ma ve lo assicuro è così! Mi sono sentito dire che bisogna telefonare per avere questo servizio, secondo voi è giusto? Si chiama autobus, non taxi... Se avessi voglia un pomeriggio di farmi un giretto in centro a Brescia non potrei, pensate se dovessi lavorare tutti i giorni. In questi anni ho perso vari lavori, mi sono diplomato in Grafica pubblicitaria con un buon voto, ma tutto il mio impegno non è servito perché sono disoccupato da molto tempo. Ho anche fatto domanda di trasferimento di alloggio pur di avere tutti i servizi che servono a un disabile e ritrovare un benedetto lavoro. Vi sembra una cosa normale nel 2020? Mi auguro che qualcuno intervenga presto su questo fatto perché il problema di sicuro non è solo mio, ma finché certi problemi non si provano è difficile notarli o si da un passalà. Aiutateci.

// Niccolò Duina
Cellatica
Gentile Niccolò, non c’è peggior sensazione per una persona che sentirsi «lasciata sola», a maggior ragione quando oltre alle quotidiane situazioni di vita si aggiunge anche quella di una grave disabilità. Quindi eccole uno spazio dove esporre i problemi che si ritrova ad affrontare: la carenza di una mobilità pubblica accettabile per chi si trova nella sua condizione, la mancanza di un lavoro e di un alloggio che le sia «amico». Una lettera sul giornale non risolve da sola tutto questo ma è un segnale importante di «esistenza in vita» perché varcando la soglia di casa spezza il senso di isolamento per propagarsi verso l’attenzione di tutti noi. Nella speranza che raggiunga orecchi, istituzionali o meno, e soprattutto cuori disposti a raccoglierlo. (g.c.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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