La terra nutrice e il lavoro del contadino

Nostalgia
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Dopo le legittime rimostranze di un imprenditore agricolo, che non si sente equamente remunerato, ho sentito l'esigenza di elogiare l'importante ruolo di chi sa trarre nutrimento per sé e per tutti, dalla Terra! È vero, si dovrebbe parlare di più di un argomento basilare come quello dell'agricoltura. Lo faccio volentieri perché per me è relativamente facile. Infatti, ho vissuto per anni in cascina dove l'educazione sessuale era lasciata all'evidenza e gestita con naturalezza.

Nei campi o nelle stalle con la mucca in calore, il galletto con le sue frenesie, il puledrino che scalciava già prima di venire alla luce. Il parto della mucca assistita dal contadino che si svelava gentile nella collaborazione. Tutto sotto gli occhi interessati dei bimbi e dei ragazzi, pronti a "dare una mano". Ricordo il dipanarsi lento delle stagioni con l'attesa di "quei piselli teneri" di "quelle zucchine dolcissime", delle prime ciliege. E a favorire e spiare tutto ciò il contadino che scrutava sempre il cielo. Quel cielo che poteva mandare alla malora sacrifici di mesi, con levatacce prima dell'alba e tanta fatica.

Rivivo la festa del raccolto, e poi la vendemmia e tutto un tradizionale suggestivo rituale che onorava il lavoro del contadino, dell'agricoltore. Scuro, rugoso, ma con una luce particolare negli occhi e la soddisfazione nell'anima. Lui che sapeva offrire una carezza gentile alla rotondità del pomodoro, il sorriso al grappolo d'uva e il dilatarsi delle narici per cogliere il profumo di quelle pesche disuguali, nostrane. Tutto ciò grazie ad una coltivazione amorevole e purtroppo scarsamente compensata.

Ne parlo con partecipe commozione, ma devo frenare l'impeto perché molto ci sarebbe ancora da evocare e concludo ringraziando per l'attenzione concessa all'argomento e alla mia nostalgia.

Renata Mucci

Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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