La poesia dei fiori che parlano all’anima dal giardino segreto

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Adoro i giardini selvaggi, the Wild English Gardens, dove fiori, rovi ed alberi si sposano con api, farfalle e cinguetii in un preludio della infinita sinfonia della natura. Dove il salice accarezza il trifoglio, dove la rosa canina impavida si erge tra cespugli di more; dove le cime dei larici ondeggiano compiaciute, i pioppi annuiscono nel loro continuo tremolio e la magnolia il tutto osserva nella sua regale compostezza. Nel giardino segreto, la natura e la sapiente mano dell’uomo si fondono in un perfetto equilibrio ed armonia. Di tanto, in tanto si snodano sinuosi vialetti e, ai lati, macchie stupefatte di colori da tavolozza impressionista, creano squarci di impensata bellezza. E fiori, fiori...! Ortensie, peonie, rose, dalie... Esistono fiori slanciati, eretti verso il cielo come tulipani, iris o papaveri ed altri piccoli, delicati come viole e mughetti che, timidi, s’inchinano alla terra che li ha fatti germogliare. La terra è la madre dei fiori, il sole ne è il padre, l’acqua è madrina e gli alberi sono i fratelli maggiori, che li proteggono dai raggi troppo cocenti e dalla violenta pioggia scrosciante. I fiori sono bellezza, tenerezza, gentilezza, un sorriso del cielo, un sospiro profumato che allarga il cuore, uno slancio d’amore del creato. I fiori parlano, bisogna saperli ascoltare. Essi sono così in simbiosi coi nostri sentimenti, che abbiamo inventato un linguaggio: il linguaggio dei fiori, per loro, per queste creature, la cui parola è unicamente la bellezza. I fiori dormono e si svegliano al mattino ingioiellati da brillanti gocce di rugiada. I petali, come piccole braccia strette al cuore materno, s’aprono piano, donando il primo sorriso al giorno, quando il silenzio è ancora profondo. Un fiore donato esprime, in modo eloquente che sempre commuove amore, amicizia, augurio, passione, gratitudine e, alfine, il perenne ricordo nel commiato. Adoro la vecchia panchina lignea nel mio giardino segreto, dove posso sostare ad inseguire i miei pensieri. Esiste un altro giardino segreto caro al mio cuore, conosciuto ed amato, dopo lunghi periodi trascorsi in Inghilterra: il cimitero, dove le tombe tra l’erba, alberi e fiori spontanei condividono il tempo. Anche nelle nostre valli si trovano spesso questi piccoli camposanti, mi piace chiamarli così, sempre con la chiesa che veglia benedicente. Nel silenzio si ode solo la voce del popolo degli uccelli, il vento o lo squittio di qualche scoiattolo curioso. Una commozione profonda mi pervade leggendo brevi epitaffi, parole scolpite nella pietra, messaggi di tenerezza, dolore, rimpianto per il caro defunto, in un legame d’amore imperituro. Ritratti sbiaditi, ricordano vite vetuste o stroncate in gioventù, sguardi vaghi, lontani... Non più tumulti, drammi, dolore. Ora... «Tutti, tutti, dormono, sulla collina»... nella pace del cimitero, come scriveva E. L. Masters nella sua Antologia di Spoon River. Spontanea la mia preghiera abbraccia in comunione, vivi e defunti. Così nel grande silenzio, lungi dal macabro fracasso di Halloween, il solenne mistero della morte ci ricongiunge a Dio. // Alessandra Bellometti

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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