La maternità, un grande tema con tanti perché
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Un grande argomento: la maternità, intesa come tutto il complesso di eventi, emozioni, sentimenti e problemi che coinvolgono una donna, dal concepimento alla procreazione fino alla gestione della prole, ai vincoli e agli affetti che ne derivano. La maternità: l’essere madre in tutto il percorso che ciò comporta, oppure il non volerlo o non poterlo essere. La maternità, quindi, come dilemma, come alternativa, come identità della donna con se stessa o con il proprio contesto. Argomento principe che più o meno consapevolmente coinvolge la donna dalla prima infanzia alla vecchiaia, dal gioco infantile al momento di crisi maturativa scatenato dalla gravidanza, al nuovo assetto materno che prepotentemente irrompe nella vita psichica femminile e infine al rapporto con le creature, fisico, psicologico, sociale. La maternità come problema, onnipresente nel pensare femminile, in modo esplicito o velato; può essere desiderio primario, istinto, paura, argomento rimosso, ossessione, nostalgia, rifiuto o ripensamento. «Voglio essere madre... posso essere madre?... gli altri vogliono che io sia madre... sarò capace di essere madre?... sono stata una buona madre?... perché non ho voluto un figlio?... perché non vorrei mai esser madre? .... il mio popolo mi chiede di essere madre! Dai quattro agli ottant’anni ho giocato e vissuto da mamma senza aver avuto figli...!». La maternità come argomento che continua ad avere un passato, un presente e un futuro nella coscienza femminile, a qualsiasi età. Argomento insistente che non abbandona mai la donna, nel conscio o nell’inconscio, anche se in vecchiaia il compito materno (quello procreativo) è esaurito. «Hai lottato tutta la vita per evitare la maternità con contraccettivi; poi per cercare di ottenerla con tua prima gravidanza, e le conseguenze, qualsiasi siano, ti hanno coinvolto pienamente. La tua identità di persona ha continuato per lungo tempo ad avere un stretta relazione con la tua maternità, e la tua vita affettiva e sociale ne ha ricevuto forti condizionamenti. Ricordi? È un passato oppure è ancora così? I maschi spesso non si rendono conto che nella psiche femminile l’argomento è così presente e così rilevante, e anche se pare incredibile, ne colgono il peso e l’essenza solo parzialmente. A volte se ne dimenticano. A volte, invece,se ne avvedono con forza e stupore, ma non sanno che approfittarne (furbescamente?). L’intensa voglia di maternità,infatti, può essere uno straordinario momento di serenità e dolcezza, ma anche un momento di fragilità e debolezza della donna, col quale non si dovrebbe giocare. La maternità non comprende solo l’essere o non essere madre, che ovviamente costituisce la centralità del tema, ma anche tutti quei «derivati» che,soprattutto nel chiacchiericcio femminile sono frequentissimi: l’attrazione del maschio con la seduzione, con la bellezza e il decoro del corpo, l’eleganza, la sensualità, gli intrecci amorosi e le relazioni sociali, la prole, la famiglia, la finta o vera sterilità,la contraccezione. Il modo in cui viene affrontato, vissuto e risolto il tema maternità, non solo dalla singola donna con se stessa ma dalla sua intera comunità crea un comportamento collettivo preciso che nel tempo diviene tradizione, cultura,identità di razza o di popolo.Diviene la caratteristica di una etnia che, se fortemente radicata, può scatenare contrasti insanabili con altre culture e altri comportamenti. Personalmente credo che, se in questo nostro secolo non si riuscirà a trovare una visione più consona e più armonica fra occidente e Islam sul tema della maternità e della femminilità, non si potrà mai raggiungere quello spirito di comprensione e di pace che si vorrebbe. Più del petrolio e della distribuzione della ricchezza questo argomento è e sarà determinante. Appare già oggi troppo distante e inavvicinabile il mondo primitivo e sconvolgente del burka da quello, altrettanto sconvolgente del degrado occidentale della figura femminile, orribilmente offesa da visioni raccapriccianti di pornografia e degenerazione. Certamente un dramma se fossimo costretti a scegliere fra questi due estremi: da un lato il burka che simboleggia un livello insopportabile di sottomissione e di disagio sociale e che nasconde una maternità costretta e soffocata,dall’altro lato il degrado, la violenza e le vergogne dell’Occidente... Concludendo: la maternità da fatto singolo che riguarda il mondo delle pulsioni interiori della vita femminile, a fatto comportamentale determinante, più o meno latente dell’intero contesto femminile, fino a divenire elemento di massima caratterizzazione e distinzione fra culture, tradizioni etnie e religioni, dotato di una rilevanza così intensa da scatenare guerre di civiltà. Sandro Belli
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