La gratuità del diritto all'istruzione

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Volevo condividere, con tutti i cittadini, alcune riflessioni sull'obbligo scolastico sancito dalla Costituzione Italiana.

I cittadini hanno obblighi e doveri da rispettare sanciti attraverso le leggi del Governo italiano liberamente eletto e rappresentante di tutti i cittadini stessi. A questi obblighi corrispondono dei diritti sanciti dalla massima espressione, dal punto di vista legale, dei diritti/doveri del popolo italiano. Purtroppo in molti casi i cittadini, in questo caso genitori, sono impegnati a sopperire alla vacuità delle istituzioni statali cercando di rimediare alle mancanze organizzative, strutturali ed economici, di cui lo Stato dovrebbe farsi carico sino a negare gli elementari diritti sanciti dalla Carta Costituzionale.
Tutta la Carta Costituzionale è estremamente semplice nel suo enunciato. Tale semplicità era volutamente una priorità per i padri costituenti ed era la prima garanzia di poter esercitare i diritti in essa contenuti.

Tutti gli articoli sono semplici ma vorrei focalizzare l'attenzione sull'articolo 34. In esso si enuncia il diritto allo studio di tutti ed al contempo alla gratuità di tale diritto per la scuola dell'obbligo oggi estesa sino al sedicesimo anno d'età. Eppure tale norma non viene rispettata. E neppure viene rispettato il diritto allo studio per i gradi più alti, diploma ed università, che dovrebbe essere garantito, attraverso provvidenze dello Stato, a chi non fosse in grado di sobbarcarsi il costo di tali studi!

Art. 34:
«La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni (da aggiornare), è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi».
Ma c'è di più: l'articolo termina con una importante aggiunta: «La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso».
In pratica, l'art 34 della Costituzione obbliga la frequenza scolastica, perciò non si ha scelta e giustamente, perché solo con l'istruzione e l'insegnamento possiamo pensare di ambire ad una società giusta e che tuteli l'interesse di tutti i cittadini, una società funzionante in modo democratico e solidale. E la gratuità, permetterebbe a tutti l'accesso ad ogni livello di scolarità secondo le proprie ambizioni ed interessi indipendentemente dal ceto sociale di provenienza. Solo con la gratuità completa si può far rispettare l'obbligo di frequenza!
Ricordiamo che tale gratuità viene garantita dallo Stato attraverso le tasse di tutti i cittadini, in tal modo lo Stato stesso investe nel futuro stesso del Paese in modo da garantire a tutti un futuro migliore.
Nella pratica invece la gratuità viene rispettata solamente nei primi cinque anni del ciclo primario, mentre dalla scuola secondaria di primo e secondo grado tale diritto non viene esplicitato.

La gratuità nel ciclo secondario è garantita solamente negli aspetti che riguardano l'insegnamento e l'accesso alle strutture scolastiche, cioè l'essenzialità, ma rimangono a carico della famiglia i libri di testo, il corredo completo di quaderni e cancelleria, oltre alle spese che le famiglie si debbono sobbarcare per i trasporti pubblici (!) che ammontano a diverse centinaia di euro per chi abita in provincia. Ed a questo punto facciamo fatica a comprendere dove sia la gratuità dello studio a partire soprattutto dai testi scolastici vero oggetto del contendere che potrebbero essere gestiti in maniera più ortodossa attraverso prestiti d'uso da parte della scuola stessa o con mille altre forme gestionali diverse, ma ciò appunto presupporrebbe la gratuità del diritto allo studio. Con la parte conclusiva dell'art. 34 lo Stato vuole agevolare gli alunni con difficoltà economiche, come già detto prima è in contrasto con la gratuità, perciò i cittadini devono dichiarare di avere i requisiti (difficoltà economiche) per potere usufruire di un servizio che gli era già dovuto e garantito.

Charlotte Elise Berg
Prevalle

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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