La felicità nascosta dietro il portone di un orfanotrofio
Ho letto la lettera della signora che si dichiarava felice per il suo percorso di vita - nonostante gli insuccessi e le sofferenze per non esser riuscita sinora a diventare madre -, a tale proposito, volevo lasciare la mia modesta riflessione. Premesso che in quanto uomo non potrò mai comprendere del tutto ma solo immaginare quanto possa essere grande la sofferenza per una donna nel non poter diventare madre di «pancia» di una creatura - anche perché biologicamente impossibile da provare per un uomo, posso però portare la mia testimonianza su quanta felicità abbiamo incontrato nel diventare «madre di cuore» (mia moglie) e «padre di cuore» (io stesso) tramite la scelta dell’adozione. Fino ad otto anni fa eravamo semplicemente una coppia felice senza figli ma comunque una famiglia felice; oggi, a distanza di otto anni, siamo ancora una famiglia felice composta da due genitori e da due figli; i componenti del nucleo famigliare sono raddoppiati ma la felicità non si è incrementata in egual misura ma si è quanto meno decuplicata. Non siamo dei super-eroi perché fortunatamente non siamo gli unici ad aver fatto questa scelta, di coppie adottive ce ne sono tantissime, né tanto meno il nostro percorso adottivo è stato semplice o tutto rosa e fiori - e tanto meno il post-adozione -. In un’adozione la gestazione non dura 9 mesi ma molto di più (la nostra è durata 3 anni buoni) ed il pancione è condiviso tra mamma e papà (cosa impossibile in una maternità biologica). Certamente la nostra vita, con l’arrivo dei figli è cambiata di nuovo, così come lo era cambiata con il matrimonio ma è nuovamente cambiata in meglio. Ci sono mille modi per essere felici: coltivare le proprie passioni, realizzarsi nel lavoro, avere fama e gloria, fare carriera, etc., etc., per noi l’adozione è stato uno dei modi per condividere la felicità. Credevamo di dare una nuova prospettiva di vita ai nostri figli invece ci siamo accorti che è stata la nostra prospettiva a cambiare: continuiamo a ricevere più felicità di quella che pensavamo di aver dato loro. Mai avremmo pensato e toccato con mano che la felicità potesse nascondersi anche dietro il portone di un orfanotrofio a 9.000 km di distanza da qui. Quel portone lo abbiamo aperto timorosi e richiuso senza far rumore; abbiamo spalancato la nostra porta di casa ed ora una fetta di quella felicità vive qui da noi (grazie L, E, J).
// Stefano RavariniVilla Carcina
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