La favola (con morale) della lumachina
Per «addolcire» ulteriormente il «clima» natalizio che stiamo già vivendo, ho recuperato una bellissima «storiella», scritta tanti anni fa, dal «nostro» amico padre Gianni Bracchi, dei frati Carmelitani di Brescia: La lumachina di Natale C’era una volta, in quella notte in cui fu pronunciata la Parola estrema del Padre, una grande agitazione fra tutti gli animali del mondo. Tutti si affannavano nella più affascinante corsa mai vista sulla faccia della terra, verso quella grotta dove era nato il Figlio di Dio. Il primo che fosse arrivato sarebbe rimasto sempre con lui. «Nessuno mi può battere» - diceva il focoso cavallo arabo; l’aquila dalle penne forti e maestose guardava con superiorità i vari bipedi e quadrupedi arrancare freneticamente verso la grotta; «Poverini - pensava - arriveranno, sì, ma dopo di me». Arrivarono tutti, uno ad uno: l’aquila, il destriero, il leopardo, la lepre..., ma quale sorpresa! Nella mano della Madre, sotto gli occhi divertiti del Bambino, c’era una Lumachina, una Chioccioletta ancora tutta stranita e stupita per tutto quel trambusto. «Ma come hai potuto? Cosa hai fatto per arrivare per prima?». «Io - disse la Lumachina - Niente! Io semplicemente ero già qui, da sempre. E per sempre ora ci starò!». Disse allora il saggio tasso appena arrivato: «La strada più facile per cercare è essere trovati; la strada più breve per arrivare è essere incontrati». Così sia. Buon Natale!
// Gian Franco LissignoliIseo
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