La bestemmia in un libro: no, così non va

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Sono un’assidua lettrice di libri e non mi è mai capitato di trovare scritta all’interno una bestemmia, come nel romanzo «La ragazza più fortunata del mondo» di Jessica Knoll, edito da Rizzoli. La bestemmia si trova nell’edizione digitale a pagina 196/197, mentre nella versione cartacea a pagina 232. Ho inviato svariate email alla casa editrice, al direttore di «Oggi», all’autrice stessa e ho contattato anche l’ufficio legale di «Altro Consumo». La casa editrice non mi ha risposto; il direttore di «Oggi» ha detto che non aveva tempo di leggere tutto il romanzo; l’autrice ha risposto che non capiva quanto stessi dicendo e «Altro Consumo» non è stato in grado di darmi aiuto. La cosa mi ha offeso ed indignata: sono Cattolica e non capisco perché all’interno di un romanzo si debba usare una terminologia offensiva e discriminatoria. Per il presidente iraniano, sono state coperte delle opere d’arte; per non offendere persone di altre religioni, nel posto aperto al pubblico dove lavoro, la dirigenza non ha voluto affiggere l’adesivo della Regione Lombardia che vieta l’ingresso a persone col volto coperto, e per noi Cattolici? Sono molto indignata ed offesa, ma ancora di più mi fa rabbia l’indifferenza. So perfettamente che la bestemmia non è più considerata un reato penale, ma ciò non vuol dire che deve diventare la normalità. Non demorderò fino a quando qualcuno non mi dirà il perché sia necessario l’uso di una bestemmia, avendo a disposizione una gamma infinita di parolacce. Confido nel suo aiuto.

// Francesca

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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