La bellezza di perdersi nell’infinito

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«Infinito ed eternità, due termini che se anche non seminano più terrore, quantomeno suscitano curiosità, inquietudine! Viaggiare nell’Infinito, all’infinito, alla ricerca di un Dio che mi è - che ci è - Padre, tante volte perso e ritrovato nelle ragioni di quell’Infinito. Vorrei che finalmente il mio viaggio iniziasse in una sera magica di primavera, una di quelle sere che ti riempiono il cuore di tenerezze nuove, insperate dopo fredde stagioni di attese. Uscirò nella campagna più buia, là dove ancora si intravvedono astri infiniti, salirò sul colle più solitario, là in alto, quasi a toccare il cielo, tra le mille stelle che ancora uomini solitari si ostinano a contare! Da lì, in quello spazio-tempo, inizierò il mio viaggio, l’ultimo forse, il più agognato. In perfetta e cercata solitudine, nel silenzio più dolce, finalmente supererò le mie croci, le nostre croci; annullerò i ricordi e mi perderò in un nuovo territorio senza confini. Per una volta sarò spettatore di tenere meraviglie, pellegrino perso nell’Universo. Gli studiosi affermano che le stelle sono corpi celesti costituiti prevalentemente da idrogeno condensatosi da nebulose (nubi di gas e polveri) grazie all’attrazione gravitazionale ecc. ecc., che la luna è l’unico satellite naturale della Terra, che dista 384.000 km. Che il Sole in questa sera è ancora al solito posto come sempre immobile, diversamente da noi, povere creature, che nella nostra presunzione gli giriamo attorno. Queste verità scientifiche io non nego, ma altrove io volgo il mio sguardo questa sera. Là dove l’attesa è infinita. Mia compagna per una notte, in questo magico viaggio, sarà una perfetta solitudine cercata, ritrovata! E tutto questo mio cercare è sapere che la vita di ogni persona non si perde in un disperante caos, in un mondo governato dalla pura casualità o da cicli che si ripetono senza senso! Il Creatore può dire a ciascuno di noi «Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto (Ger 1,5) Siamo stati concepiti nel cuore di Dio e quindi ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio». Sarà in una sera di primavera, oppure in altre meravigliose stagioni, quelle in cui mi perderò... nell’universo.

// Ettore Galloni
Castrezzato

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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