La bellezza dei bar e il valore di chi sa donare un sorriso
Lettere al direttore
AA
Lavoro nel bar da tanti anni. Per quanto sembri un lavoro semplice, chi lo fa sa che non lo è. Abbiamo a che fare con tutti i tipi di persone. Purtroppo ultimamente la maggior parte non ha nemmeno il tempo, o meglio, la voglia di farti un saluto. Però ci sono anche delle piccole soddisfazioni e in questo messaggio vorrei focalizzarmi su una cara signora che, solo perché le tengo da parte il giornale ogni mattina, mi ringrazia con uno splendido sorriso mandandomi un bacio e quando è possibile stringendomi la mano.
Ecco, dovremmo imparare da loro... Un saluto, un grazie, un sorriso sono gratis. Approfittiamone.
Elena
Cara Elena,
ci interroghiamo spesso sui massimi sistemi, sulle questioni epocali, sui destini globali, dimenticando altrettanto spesso ciò che conta veramente. Un sorriso è ciò che pure noi cerchiamo, quando scegliamo un bar piuttosto di un altro, apprezzando chi mostra insieme a un sorriso anche un lampo d’attenzione negli occhi. Un sorriso non di facciata, finto, formale, bensì genuino, di cuore, quale siamo certi sia anche il suo, a specchio della signora per cui tiene da parte il giornale.
E se lavorare come barista non è facile, certo il bar resta un caposaldo del nostro restare umani, dando la possibilità d’incontrarsi, di scambiarsi - tra un aperitivo o un semplice caffè - quattro chiacchiere, di discutere anche, di conoscersi di persona e non soltanto virtualmente. Un patrimonio da tutelare, insomma. E lo scriviamo senza piaggeria, da clienti prima che da cronisti. (g. bar.)
P.S. C’è una stupenda poesia di Khalil Gibran, in cui è scritto che un sorriso: «Non costa nulla e produce molto, arricchisce chi lo riceve, senza impoverire chi lo dona» e «se incontrerai chi il sorriso a te non dona, sii generoso e dà il tuo, perché nessuno ha tanto bisogno di un sorriso, come chi non sa darlo».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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