L'uso di termini in modo improprio
Vorrei intervenire approfittando dello spazio concesso nella sua rubrica per tentare di correggere l'abitudine di impiegare due termini in modo improprio.
I vecchi dizionari riportano «piantare», «piantata», «piantatura», «piantagione», «impianto», per indicare la messa a dimora di alberi od arbusti. Nel dizionario Devoto-Oli il verbo «piantumare» è registrato come derivato dal lombardo «piantumà» in uso dal 1993, e che significa «travasare» e quindi non piantare alberi o arbusti.
Il Treccani dà: piantagióne s. f. (lat. plantatio -onis, der. di plantare «piantare»). L'operazione di piantare vegetali; più comunemente, la messa a stabile dimora delle piante: la piantagione degli ulivi. Nell'autorevole pubblicazione «Terminologia forestale» del Prof. Bernetti G. et Al. (1980) edito dall'Accademia Italiana di Scienze forestali e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche non vi è traccia del termine «piantumazione», ma sono usati correttamente «piantagione», «impianto» o «messa a dimora».
Il termine «essenza» è impiegato solamente per indicare i prodotti derivati dalla distillazione, come l'essenza di legno di conifere, l'essenza di trementina, o ancora nell'arte dei profumi e degli olii essenziali (essenza di bergamotto, di rosmarino, di lavanda, ecc.).
«Piantumando essenze» evoca in me ricordi fiabeschi di simpatici gnomi che vagano lungo i fossi della pianura scavando buche sulle ripe per collocarvi boccette odorose nell'attesa che crescano alberi profumati.
Scriveva sull'argomento alcuni anni fa il prof. Alessandro Chiusoli sulla rivista «Il Giardino Fiorito»: «... le frasi come "essenze da piantumare" mi fanno l'effetto di un drappo rosso agitato sul muso di un vitello di 24 mesi!». E ancora: «Venendo al "piantumare", questa parola proprio in italiano non esiste (sto tentando di convincere il sistema automatico di correzione del mio elaboratore di testi, per i neologisti "word processor") a scriverla giustamente ma si rifiuta...»
Quindi chiedo cortesemente agli architetti, agli ingegneri, ai geometri e assimilati, ma soprattutto ad agronomi e forestali di evitare terminologie che, se pure sono divenute d'uso comune, sono di fatto scorrette oltre che «foneticamente sgradevoli».
Mi permetta infine, una censura sui vari «assolutamente sì», «voglio dire», «devo dire che è una ragazza solare», «in qualche modo», «settimana prossima» o «Regione Lombardia» (senza l'articolo), ecc., in voga persino nei telegiornali dove già la scelta degli speaker è caduta da tempo sui portatori di erre moscia; per non parlare delle rubriche colte dove domina il «burocratese» o i talk-show permeati dal «padanico di cantiere».
Eugenio Zanotti
Centro studi
naturalistici bresciani
Orzinuovi
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