Inaccettabile dire ad un disabile che non avrà sbocchi
Lettere al direttore
AA
Mi sto trovando in una situazione di disagio. Sono disgustato, deluso e in collera. È inconcepibile che una persona invalida si senta dire con arroganza da un collega di lavoro che essendo disabile non può avere sbocchi o di non poter fare carriera.
Innanzitutto, potrò aver sbagliato a confidare la mia invalidità in buona fede. Mi sento molto rammaricato e scoraggiato a sentirmi dire questo. Credo si dovrebbe fare un’esame di coscienza prima di umiliare così chi ha problemi.
Penso solo che certa gente arrogante e presuntuosa prima o poi non andrà da nessuna parte. Inoltre, una persona invalida, con i diversi disagi fisici e morali, può rendere molto di più rispetto a chi scoppia di salute senza particolari problemi, ma che però ha una certa arroganza e presunzione! Nella vita tutto è imprevedibile. Tutto torna.
Lettera firmata
Carissimo,
due giorni fa abbiamo ospitato una lettera in cui si dava provocatoriamente per scontato che la nostra sia una società inclusiva, che favorisce l’inserimento di ciascuno nel contesto lavorativo «indipendentemente dalla presenza di elementi che differenziano gli uni dagli altri e che possono apparire limitanti».
Il pungolo sarcastico di ieri si tramuta in triste realtà già oggi, scorrendo la sua lettera, a conferma di che oceano separi la distanza tra il dire e il fare.
Perciò comprendiamo nell’intimo il suo sconforto e le siamo vicini per l’umiliazione subita. Mai arrendersi però, né cedere alla tentazione di omettere o, peggio, mentire.
Anche noi, come lei, confidiamo che i conti si fanno alla fine e alla fine quasi sempre tornano.
L’invito che allora ci sentiamo di fare, per primi a noi stessi, è di saper guardare l’altro o l’altra «umanamente», che soltanto così, oltre ad andare a letto con la coscienza pulita, non si prendono abbagli. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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