In via Don Vender un «non luogo» che nessuno cura
Lettere al direttore
AA
Accanto alle situazioni di inciviltà, degrado, mancanza di rispetto a cui talvolta si assiste nel quotidiano, imputabili a singoli soggetti che si rendono responsabili di abbandoni, cattivi utilizzi, guasti, danneggiamenti, deturpamenti di patrimonio e spazi comuni ci sono altre situazioni più complesse che non sono per questo da osservare con meno vigore da parte delle pubbliche autorità e dai soggetti direttamente interessati.
Ci sono luoghi di confine tra lo spazio pubblico e la proprietà privata ma anche luoghi privati di riconosciuto uso pubblico dove ad essere in mezzo al guado sono anche le responsabilità di intervento, sistemazione, protezione. E ancor meno chiaro ed individuabile è lo sforzo indiretto che chi esercita pubbliche funzioni può mettere in campo per orientare processi al fine di rimarginare queste vere e proprie ferite del territorio e delle loro comunità.
È il caso del parcheggio retrostante l’ufficio postale di via Don Vender. Un luogo aperto in prossimità dell’argine del nostro fiume Mella e di pubblico utilizzo per il posteggio quando si usufruisce di pubblici servizi bancari, postali, professionali. Uno spazio aperto che di notte subisce da anni, il continuo abbandono di rifiuti ingombranti, speciali e di altra natura.
Prima il Consiglio di quartiere con uno specifico parere, poi cinquecento cittadini (un numero enorme, ma altri se ne aggiungono man mano), hanno manifestato per iscritto alla proprietà di via Don Vender ed al Comune quale autorità di primo presidio, lo sconcerto per una situazione che da anni si trascina e fa del nostro meraviglioso quartiere un luogo più brutto e disonorato.
Si dirà che ci sono tante altre situazioni a cui prestare attenzione ma ogni rinuncia ed ogni lassismo, che provenga dal singolo operatore che riceve la lamentela dell’incuria fino al decisore di più alto grado, dal singolo condomino al più grande possessore di millesimi di un immobile, a fare tutto quanto è in suo potere per cambiare le cose, genera il più forte senso di abbandono, sfiducia e disillusione che è il mare nero nel quale, tutto fa brodo, le responsabilità si confondono e nel quale anche noi, cittadini impegnati negli organismi di partecipazione, non possiamo che affogare. La quotidiana cura dei luoghi dove viviamo restituisce quello che siamo e soprattutto quello che vogliamo essere.
Il Consiglio di quartiere continuerà a lavorare a questa ed altre situazioni con lo stile che lo caratterizza: una giusta, educata ma incalzante insistenza affinché si agisca a tutti i livelli e con il contributo di ciascuno per coltivare una bellezza di cui è meritevole anche la periferia ed i suoi luoghi anonimi ma speciali perché prima di tutto ben tenuti e curati.
Andrea Pasotti
Presidente Consiglio di quartiere
Urago Mella
C
aro Andrea,
l’antropologo e scrittore francese Marc Augé chiamava «non luoghi» quegli spazi non identitari, relazionali, quali aeroporti, stazioni, autostrade, parcheggi... «Non luogo» è pure quello che descrive lei e che essendo di confine tra pubblico e privato conosce il paradosso di essere di tutti e al tempo stesso di nessuno.
Su questo sappiamo di essere più noiosi e ripetitivi dell’elenco del telefono, ma il nocciolo ha sempre lo stesso nome: cultura. Nel caso specifico la cultura della responsabilità, del rispettare anche ciò che non è pienamente proprio, prendendosi cura di quanto appartiene all’intera comunità e non a uno solo. Bravi dunque ad interessarvene. La vostra insistenza, «giusta» ed «educata», non può che essere la nostra. Avanti così e grazie per il buon esempio. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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