Il volo di Leo e delle Rondinelle, un volo per tutti
È domenica ma per via del trovarsi in molti al Rigamonti sembra sabato. Non è un giorno qualunque, i fatti di Parigi hanno scosso tutti, e prima dell’inizio della partita vi è la Marsigliese che rimbomba tra gli applausi. Segue il minuto di silenzio che è un’eco rispettosa e civile. Tra i volti commossi vi sono lacrime che si trattengono al pensiero di chi, in una sera di festa ha preso il volo. I ragazzi della Nord moltiplicano per dieci il rispetto e la competizione inizia in un clima diverso da sempre. Ma oggi evidentemente, non è un giorno come sempre, lo si intuisce. I ragazzi in campo hanno birra, quelli sugli spalti sono altrettanto encomiabili in quanto anche dopo i dieci minuti, tifano composti come non mai. Cantano «Madonnina dai riccioli d’oro» senza urlare, ma lo fanno in modo sottile fino al percepire, senza andare oltre. Arriva il gol numero uno. Un po’ per il come, un po’ perché è presto per tirare le somme della giornata, c’è gioia composta. Giusto così. Passano tre minuti... e... arriva un pezzo di storia del per sempre, scritto al Rigamonti. Un rimpallo tanto fortuito quanto cercato, permette a Leo Morosini di sgattaiolare dalla linea di centrocampo sulla fascia sinistra e fuggire all’avversario. L’atleta si dirige verso l’area come una preda inseguita. È tallonato passo dopo passo dall’avversario, mentre un altro giunge in diagonale, così come si insegna nelle scuole calcio. «Dai Leo insisti. Dai Leo...» è più una speranza che una certezza. Leo corre e tiene il vantaggio procuratosi nel rimpallo, si avvicina alla riga dell’area, gli altri ora sono in due. Uno fa per prenderlo, l’altro per sgambettarlo, ma non riescono a vedere altro che il funambolico movimento del fantasista. Lui si infila tra loro, li fa muovere come fossero birilli e passa in orizzontale dentro l’area. «Dai Leo», un tuo compagno è lì pronto ad insaccare, «passala la palla, passala». Invece, come fosse rispettoso, il compagno Geijo sembra mettersi sull’attenti e lo lascia passare. Leo fa una giravolta e tira. Or ora se quella palla fosse uscita, se quella palla fosse andata sul palo, se quella palla... Ti immagini? Or ora. Lì però, e bisogna ammetterlo, l’unico sicuro che fosse andata dentro era lui, il ragazzo che sembra uscito da una fiaba. Grande! Grandissimo! A crederci e a farlo. Un boato invade il Rigamonti che per via del trattenuto dall’inizio sembra molto di più di quel che è... Era da tempo che non lo si sentiva così, inutile negarlo. Ma è un semplice gol, non dimentichiamocelo, rammentiamocelo. Teniamo i piedi per terra, mi raccomando. Ora siamo tutti felici per quanto sportivamente vissuto, ma sorprendentemente il gol non è ancora finito. Il pargolo tra le urla della Nord e di tutto lo stadio, corre ancora e più forte di quando inseguito, ora spicca il volo e vola, vola, vola verso una bandiera. Attorniato dai compagni se l’ avvolge e si ferma in lei. Tutti insieme festeggiano e segnano un altro gol. Venuti (il numero due delle rondinelle) saltella leggermente defilato mentre gli altri abbracciano Leo. Sono attimi importanti, oltre la classifica, oltre il grandissimo gesto sportivo. Sono attimi oltre... Che volo Leo, ora quel gesto lo hai trasformato in un volo di squadra, è quel terzo gol che poi arriverà nei fatti. Or ora, senza analogie per il gesto unico, concludendo la descrizione dell’emozione vissuta, che è valsa non solo il prezzo del biglietto ma dell’intero abbonamento, è doveroso ringraziare la dirigenza della squadra, che sta costruendo un futuro di sport non solo dettato dai risultati, ma di sostanza. E questo è ciò che conta. Boscaglia parla coi ragazzi, indica loro la strada sia che si vinca o si perda, lo sta facendo anche ora mentre loro sono abbracciati nel tricolore franco-europeo. Boscaglia è sempre oltre, ha metodo, perché sa farsi ascoltare. Probabilmente avrà pensato come tutti, «Leo passala quella palla», ma io penso che in cuor suo abbia anche probabilmente pensato «tienila e tirala, tu puoi, anche se martedì all’allenamento ti sgriderò per averlo fatto, tienila e tira». Ecco perché il volo di Leo e delle rondinelle è destinato a rimanere per sempre, perché Brescia è rappresentata da questo estro e qualcosa oltre. Non dimentichiamocelo mai, la maglia delle rondinelle è molto più di un semplice, magico, indimenticabile gesto sportivo. Molto di più!
// Nuccio BorghesiProvaglio d’Iseo
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