Il seme che il prof Mario Lussignoli ha piantato in noi

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Ho letto sul Giornale il ricordo del prof. Mario Lussignoli che è stato mio insegnante e tutore negli ultimi anni del suo insegnamento presso l’Istituto Magistrale Veronica Gambara di Brescia. Con il cuore invio un tenero ricordo dell’insegnante che ha così profondamente guidato la mia vita professionale. Prof. Mario Lussignoli: «Noi è più che io». Forse questa è la frase che più di tutte ho conservato nella mente e nel cuore. Ho avuto la fortuna ed il privilegio di essere stato alunno di Mario Lussignoli, nella sezione A dell’Istituto Magistrale Veronica Gambara dal 1975 al 1978. È stato un insegnante fuori dagli schemi convenzionali: credeva nella missione di formare uomini e donne sempre vigili sui rischi di involuzione autoritaria del potere. Ci comunicava la capacità critica, a partire da come si legge un giornale in classe, perché potessimo formarci una opinione, senza rischiare di cadere nel dogma e nel pensare conformistico. Odiava il «secondo me», spesso in assonanza all’opinione comune del ben pensare. «Secondo noi», invece riteneva che fosse un’opinione ragionata e condivisa, forte dello sforzo critico di tante menti. Ci insegnava lettere e storia e pretendeva che fossimo orientati nel tempo per comprendere come determinati movimenti di pensiero e dell’intelligenza umana potessero essere espressione, talvolta complice, dei drammi che la storia ha riservato all’uomo. Magro, austero, con la coppola elegante anche in classe, con l’eterna sigaretta, ci parlava della ricerca continua di un nuovo umanesimo. Sperava che i suoi insegnamenti potessero portare all’impegno sociale. Il piccolo obolo che ogni mese tutti gli studenti da decenni erano obbligati a versare alla biblioteca di classe è divenuto un patrimonio di tanti libri che noi, studenti dell’ultimo anno del suo insegnamento per l’arrivo della pensione, abbiamo donato alla fondazione che lui fortemente ha voluto creare: la fondazione Calzari Trebeschi. È lì che con l’amico Aldo, ormai terminati gli studi superiori, abbiamo avuto il suo più prezioso consiglio: studiate le scienze e occupate i «posti di potere» per fare il bene delle persone, non per clientela o per mero guadagno. Lo ricordo teneramente, in pigiama, ricoverato in Medicina, poche settimane prima della sua partenza per la nuova meta. Ero al termine degli studi in Medicina e lui mi parlava dei fiordi norvegesi visti da una imbarcazione molti anni prima. La sua descrizione dei luoghi e delle emozioni provate sono tutt’ora vivido dipinto artistico nel mio ricordo. I suoi insegnamenti etici non mi hanno mai abbandonato. Chi ora mi apprezza quale medico sappia che il seme è stato piantato dal professor Mario Lussignoli.

// Roberto Gorla
Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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