Il nuovo tram, visione strategica o errore di fondo?

Doppia lettera riguardante una questione di mobilità
Lettere al direttore
Lettere al direttore
AA

Ho seguito con particolare interesse il Consiglio comunale dove il grande protagonista è stato il tram, un’opera sulla quale sono totalmente a favore. Nella sua arringa in difesa al progetto, però, un consigliere di maggioranza di cui, mi perdonerà, non ricordo il nome, ha espresso un concetto che ha lasciato basiti. Il consigliere asserisce infatti che chi arriva da fuori città debba essere obbligato a lasciare l’auto fuori dai confini cittadini, per poi procedere soltanto con i mezzi pubblici, perché non è giusto che inquini e tolga spazio all’interno di un centro abitato di cui non fa parte. Un ragionamento che, in quest’epoca green, può anche essere condivisibile in linea generale, ma che non mi trova d’accordo nei modi e nei toni. A parte il fatto che l’utilizzo del mezzo pubblico va incentivato, e non obbligato, fornendo alternative alla macchina privata di qualità, inoltre, il concetto che il cittadino debba riconquistare uno spazio usurpato da qualcuno esterno è qualcosa che non mi sarei aspettato di sentire da un partito votato a sinistra. Mi scuserà il consigliere se per lavoro sono costretto ad entrare nei confini cittadini, occupando con il mio mezzo ber 12,5 mq che, come ben dice, sarebbero potuti essere un parco o un giardino, tra l’altro per svolgere un lavoro necessario e fondamentale al funzionamento della città stessa. Fa niente se poi, quando si ha l’opportunità di fare davvero un parco, si preferisce costruire l’ennesimo centro commerciale. Lo rincuorerà sapere che se non fosse per necessità lavorativa, in città non oserei entrarci; preferirei infatti lasciarla ai suoi abitanti di diritto: le mamme che portano i figli a scuola col Suv. E pensare che il loro slogan in campagna elettorale era «la città di tutti», ma forse non sono abbastanza straniero perché sia anche la mia.
Lettera firmata

Sarà, ma è poi così conveniente il tram a Brescia? Investire più o meno circa 400 milioni di euro per una sola linea di Tram che a regime - secondo l’Amministrazione - garantirebbe una diminuzione del 5% del traffico veicolare privato - vale a dire in luogo di 100 auto private ne circoleranno 95, vale di per sé il giudizio. Aver un cantiere aperto per numerosi anni impatterà fortemente il traffico urbano di per sé già condizionato da una visione urbanistica propensa comunque a realizzare strade sempre più ristrette per l’affiancamento (in pericolo) delle piste ciclabili. Ma perché non si è pensato ad una linea metro est-ovest, oppure a una flotta di bus elettrici assolutamente più duttili e ovunque trasferibili rispetto al tram inamovibile di 230 persone? A Milano si estendono le linee metro esistenti, se ne costruiscono di nuove, tutti i bus saranno elettrici entro il 2030 (data di inaugurazione del tram a Brescia). Riconosco all’Amministrazione una forte dose di coraggio.
Giovanni Battista Cena
Brescia

Carissimi,

d’accordo su tutto non si può essere mai, figuriamoci su di un’opera di tale impatto e portata. Prendiamo atto dunque delle vostre opinioni, senza commentarle punto per punto, accettandole per ciò che sono: opinioni. Tutte legittime, tutte apprezzabili, tutte arricchenti.

Proprio per questo aggiungiamo la nostra, concentrandoci sul quadro generale: la linea tranviaria è un’opera di visione strategica destinata a cambiare le abitudini della città e di chi la abita o vi lavora.

Averla immaginata e progettata è a nostro giudizio meritorio, poiché manterrà Brescia nel novero delle (poche) città italiane in cui spostarsi con i mezzi pubblici non è un azzardo, «disegnando» un capoluogo con aree esterne di interscambio e un centro più vivibile, salubre, ordinato.

Non smarriamoci dunque rincorrendo i dettagli, che pur contano, ma avanti tutta. La cura delle piccole cose è importante, ma il futuro di una comunità passa dalla realizzazione di grandi opere. (g. bar.)

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