Il grido di protesta dei piccoli Comuni per i fondi revocati
Ciò che è accaduto in questi giorni non ha eguali nella storia della Repubblica Italiana: con una pec inviata a 4.000 comuni italiani, per lo più piccoli, il Ministero dell’Interno Direzione Finanza Locale ha cancellato mezzo miliardo di euro di contributi per la realizzazione di 4.800 progetti. Siamo indignati peri questo vergognoso atto che si qualifica solo come la peggiore delle storture della burocrazia del nostro Paese. I Comuni sarebbero colpevoli di non aver comunicato dati o l’inizio dei lavori nei termini previsti, ma il Ministero anziché applicare puntigliosamente e rigorosamente un’astratta norma, forse, meglio avrebbe fatto ad utilizzare il buon senso rendendosi conto che non è auspicabile in un Paese civile e democratico che lo Stato danneggi sé stesso negando contributi attesi da anni dai Comuni. Esercitando quello che riteniamo un principio fondamentale della Costituzione Italiana nell’azione della Pubblica Amministrazione ed ovvero il concetto di solidarietà e buoni rapporti tra Istituzioni dello stesso corpo statale, ci chiediamo come si possa anche solo immaginare un simile atto e in quali segrete stanze del Ministero sia nata l’idea di «revocare» mezzo miliardo di investimenti vitali per i Comuni italiani e l’economia stessa. Non si possono punire i Piccoli Comuni Italiani colpevoli solo di avere carenza di personale e di non riuscire, quindi, a svolgere alla perfezione, come pretenderebbe il Ministero, le tante scadenze. Non si può bloccare un Paese e mettere in crisi 4mila Comuni con una pec. Non in un Paese democratico e repubblicano dove si ritiene che a governare debba essere la saggezza non la burocrazia. Ricordiamo come al Ministero, al Governo e al Parlamento l’Anpci abbia più volte chiesto proroghe per consentire ai comuni di poter assolvere il proprio compito, presagendo il peggio e cercando saggiamente di evitarlo, e solo una condotta poco accorta non ha consentito di accogliere le richieste avanzate generando confusione e preoccupazione. Crediamo che ora, con la stessa solerzia, il Ministero saprà agire per il meglio di tutto il Paese: una Nazione fatta di tanti piccoli Comuni virtuosi e oculati che meritano un’attenzione particolare. Ora, se verrà, come auspicato, inviata la comunicazione corretta (come è trapelato su alcuni quotidiani) con la richiesta di integrazioni, senza «minacciare» i Comuni di un danno simile, sarà una soluzione accettabile. Per il futuro invitiamo i funzionari del Ministero a mostrare maggiore rispetto e comprensione, in particolare per i piccoli Comuni, comprendendo che l’Italia si basa sulla collaborazione tra le Istituzioni. Chiediamo che le richieste di integrazioni, eventuali, prevedano un tempo ragionevole e congruo e, soprattutto, non essere rafforzate da ventilate minacce di revoca del contributo.
// Franca BiglioSindaco di Marsaglia (Cn) Presidente Nazionale Anpci, Roma
Nella provincia di Brescia sono 134 i Comuni (ben più della metà) nella fascia dei «piccoli», cioè con meno di 5.000 abitanti. In qualche modo, dunque, l’intervento della presidente dell’Associazione nazionale che li raccoglie, merita attenzione. Non conosciamo, al momento, i dettagli della situazione di ciascuno dei Comuni destinatari della lettera di revoca, ma sappiamo delle difficoltà finanziarie e di personale dei piccoli Comuni anche per i due anni di pandemia, e al tempo stesso dell’importanza di fondi anche di modesta quantità per i loro bilanci. Forse lo Stato, il Viminale in questo caso, avrebbe potuto farsi presente in altro modo e non con la faccia «feroce» di un tassativa lettera Pec. Anche di fronte a legittime contestazioni di ritardi nelle pratiche da evadere. Speriamo che infine prevalga il buonsenso e vi siano i tempi per ripristinare stanziamenti importanti destinati anche a progetti finalizzati all’auspicata transizione ecologica.(g.c.)
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