Il diritto di voto per i disabili psichici un nodo irrisolto

Questa è la lettera che ho indirizzato alla ministra della Disabilità, Alessandra Locatelli, e al ministero dell’Interno, Piantedosi. «Molte le attenzioni, forse troppe, quelle che il 3 dicembre "Giornata internazionale delle persone con disabilità", politici, amministrazioni, associazioni e giornali, hanno parlato dei diritti dei disabili. Giornata da anni indetta dalle Nazioni Unite, con l’intento di aumentare la consapevolezza verso la comprensione dei problemi connessi alla disabilità e l’impegno per garantire la dignità, i diritti e il benessere delle persone con disabilità. In Italia ci sono belle leggi riguardanti la disabilità, a volte fra loro non sempre sono coerenti, come accade per la Legge 104/92. In troppe norme la burocrazia la fa da padrona, e la politica non trova soluzioni per togliere questa invasione di campo. La Legge 22 dicembre 2021, n. 227 che "Delega al Governo in materia di disabilità" mi auguro trovi soluzioni concrete. Per ora la delega, pur rimarcando dignità, diritti, cura ed assistenza per disabili e persone non autosufficienti, non entra nel merito del diritto di voto degli stessi. Il voto è il primo diritto di ogni cittadino, mentre invece le persone con disabilità intellettive e psicosociali sono private del diritto di voto. Quindi non sono cittadini. Oltre alla delega citata, spero che la Risoluzione adottata il 29 marzo scorso dalla Commissione per gli Affari Costituzionali del Parlamento Europeo, sui diritti civili e politici con una Nuova Legge Elettorale dell’Unione Europea, possa colmare questa grave ed incomprensibile lacuna. Nella mia mente è rimasta una frase di tanti anni fa pronunciata da un amico, anch’esso padre di un disabile: "Cosa vuoi che importi ai governanti, politici e partiti se i disabili non votano". Più volte ho cercato di dirlo, anche a qualche ministro dell’Interno o presidente del Consiglio. Essi continuano a non votare. Ai disabili con deficit o patologie di natura psichica, pur avendo diritto di voto, in quanto iscritti nelle liste elettorali (da quando la Legge Basaglia ha tornato loro questo diritto), viene negato questo diritto. Invasi da statistiche di ogni genere, sarebbe utile conoscere quanti siano i disabili che partecipano al voto. Nessuna statistica né censimento della popolazione pone questa domanda. Tanto è vero che nessuno sa di preciso quanti siano i disabili. A livello comunale e distrettuale è un dato sensibile, così nessuno lo può sapere. La "Legge Quadro per l’assistenza e l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate" la 104/92, successivamente chiamate disabili, prevede per loro all’art. l° "L’esercizio del diritto di voto" e precisa al 3° comma: "Un accompagnatore di fiducia segue in cabina i cittadini handicappati impossibilitati ad esercitare autonomamente il diritto di voto...". Simili pronunciamenti sembra che non lasciano adito ad altre interpretazioni. Oggi l’accompagnatore potrebbe essere il genitore, il tutore, l’amministratore di sostegno. Nonostante la Legge 104, ma anche altre, come quella del 5 luglio 2009 n. 46, strombazzata come voto a domicilio per i "Disabili gravissimi", andando a leggerle non dicono nulla sui disabili con deficit mentali o di natura psichica. Per tali disabili si continuano ad applicare leggi e norme vecchie, quali il D.P.R. n. 361 del 1957. Testo Unico per le norme elettorali, il quale all’art. 55 (richiamando un testo unico del febbraio 1948 n. 26 art. 39) recita: "I ciechi, gli amputati delle mani, gli affetti da paralisi o da altro impedimento di analoga gravità esercitano il diritto elettorale con l’aiuto di un elettore di famiglia o di altro elettore...". Analoghe gravità dovrebbero essere anche quelle a carattere mentale o psichico, che nessuno ha mai posto in essere e precisato, continuando a negare la loro partecipazione al voto, in quanto non è previsto per loro un accompagnatore. In netto contrasto con l’art. 48 della Costituzione Italiana che dice: "Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge"».
// Marino MariniCalvisano
Gentile lettore, è passata qualche settimana dal 3 dicembre, data dell’invio della lettera a Roma, ma il relativo ritardo con cui viene pubblicata sul GdB, ci consente di portare di nuovo l’attenzione dei lettori e dell’opinione pubblica sul mondo dei cittadini con disabilità al di fuori dalla data canonica della Giornata, perché, banalmente, se il 3 dicembre passa, le disabilità restano nel corso di tutto l’anno... In questa circostanza uso a proposito il termine cittadino invece di persona, per porre l’accento proprio su un diritto pertinente alla dimensione di cittadinanza - quello del voto - augurandoci che nei due imminenti appuntamenti elettorali (quello per la Regione e quello amministrativo in diversi Comuni, Brescia compresa), possa venire effettivamente garantito il suo esercizio anche ai cittadini con disabilità. (g.c.)
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