Ideal Standard, non c'è futuro per chi non ricorda il passato
Le scrivo questa lettera per ringraziarla dello spazio che ci ha concesso e concede il suo giornale seguendo la vicenda sindacale dei lavoratori nello stabilimento Ideal Standard di Brescia.
Questa lettera è stata scritta a più mani anche con la Rsu di Brescia.
Abbiamo fatto molte iniziative e abbiamo parlato alla città; e con le centinaia di persone che sono passate a portare la loro solidarietà ai lavoratori del Presidio.
Vogliamo ringraziare tutti e tutte quelle persone e Organizzazioni che ci stanno sostenendo e tutti i fantastici artisti che si sono esibiti per noi con una professionalità e capacità davvero importante passando l'estate con noi.
Si possono vedere, collegandosi a "youtube" nello spazio che occupiamo.
Sabato 12 settembre abbiamo invitato a cena tutti gli operai e gli impiegati anziani che la società aveva dimenticato. Cancellato al loro arrivo "questo appuntamento", in uso da oltre cinquanta anni, lo abbiamo ripreso e fatto noi.
Abbiamo premiato sia chi aveva un'anzianità aziendale di 20 anni, sia di 30 che 35 anni di lavoro.
Abbiamo raccontato cosa è cambiato e il ringraziamento che l'Azienda ha riservato ai suoi dipendenti che a Brescia hanno reso forza e prestigio ad un marchio, ad una "compagnia" che si appresta ad abbandonare definitivamente l'Italia e produrre nei prossimi anni all'estero.
Lo dimostra anche la loro assenza all'asta - indetta dal Governo - per acquistare gas per i forni a basso prezzo.
La storia del disimpegno l'abbiamo riassunta così, per farla conoscere a tutte e tutti affinché la consapevolezza di tutti possa permettere alla ragione di crescere e impedire che vicende simili possano ripetersi.
Il 2 luglio 2009 il gruppo finanziario americano Bain Capital ha comunicato la decisione di chiudere lo stabilimento produttivo di sanitari in porcellana vetrificata Ideal Standard di Brescia, sito di storica realtà manifatturiera.
Nel 2006 Bain Capital, fondo di investimenti americano di Boston, acquistò da American Standard il settore sanitario ceramico mondiale, per circa 2 miliardi di dollari.
Per American Standard ciò rappresentò un ottimo affare: dal 2000 al 2005 il valore delle sue azioni era passato da 25 a 120 dollari.
Il risultato di tale incremento fu dovuto allo sfruttamento ed al prosciugamento dei marchi delle proprie imprese, lucrando sul lavoro e sull'impegno dei propri dipendenti: nessun significativo investimento nei siti produttivi e trasferimenti minimi per consentire la vita delle società controllate.
Dal 2000 al 2005 American Standard realizzò in Italia un fatturato di circa 330 milioni di euro.
Dopo la vendita a Bain Capital, dal 2006 al 2008 il fatturato scese a 266 milioni di euro ed i profitti netti vennero dimezzati da 81 a 48 milioni.
Nonostante la nostra contrarietà ed i dubbi che manifestammo allora, nel 2008 la logistica venne affidata esternamente al gruppo Arcese, vettore internazionale con 40 milioni di euro di fatturato annuo.
La conseguenza fu un repentino peggioramento del servizio al cliente: affidando il lavoro di spedizione a "cooperative" non certo esperte, non è stato possibile garantire lo standard di qualità necessario.
Immediata fu anche la perdita delle quote di mercato.
Alla fine del 2008, con l'inizio della crisi, Bain Capital scaricò il debito mostruoso di 1,2 mld di dollari sulle spalle delle imprese italiane, garantendosi con il patrimonio ed i marchi delle stesse.
È sufficiente leggere i bilanci degli ultimi 5/10 esercizi per verificare il continuo miglioramento di fatturato e utile operativo fino al 2006 per poi, invece, leggere un'inversione in peggio dall'esercizio 2007.
Quale analisi è stata fatta per capire il perché dell'attuale trend negativo e le relative responsabilità. Tutto ciò al di la della crisi economica mondiale che ha inciso solo dal terzo trimestre del 2008 e per un 15-20% così come evidenziano tutti gli indicatori ufficiali.
Per rifarsi di questo enorme debito le banche dovranno liquidare il gruppo italiano: in altre parole, il debito creato da Bain Capital per far guadagnare i suoi soci, lo dovranno pagare i 1.549 lavoratori del gruppo Italia che perderanno il loro posto di lavoro (da subito Brescia e Gozzano, più avanti anche gli altri), appesantendo i contribuenti italiani che dovranno pagare gli ammortizzatori sociali per i prossimi anni.
Ideal Standard ha portato il bagno nelle case degli italiani, in tempi in cui le abitazioni avevano la toilette in cortile, partendo dalla produzione di un centinaio pezzi al giorno.
La tecnologia ceramica è stata inventata a Brescia: proprio il sito produttivo che verrà chiuso.
Dal lontano 1929 in cui partì la produzione bresciana con un forno a nafta da 70 metri, una novantina di operai e tanta buona volontà, Ideal Standard è stata una presenza che l'economia regionale non avrebbe potuto ignorare, perché assicurava lavoro a tutta la provincia, arrivando ad impiegare circa novecento lavoratori: i migliori tecnici ceramici, e non soltanto in ambito italiano, perché la lavorazione dei sanitari in Vitreous China è nata a Brescia ed è poi stata divulgata in tutto il mondo.
Quello bresciano è diventato indiscutibilmente lo stabilimento pilota della compagnia Ideal Standard: qui sono stati sperimentati tutti i progetti speciali, sia italiani che stranieri.
Potremmo fare un lungo elenco, rendere tutti partecipi dell'esemplare evoluzione produttiva e professionale del sito lombardo. Non c'é futuro per chi non ricorda il passato.
Proprio Brescia, che nonostante le difficoltà, si stava organizzando in una fabbrica snella, pur di mantenere quel concetto di stabilimento pilota, proprio Brescia il cui costo-pezzo è tra i migliori - cioè il più basso - d'Europa, vede premiato così il proprio impegno: con la chiusura.
La vicenda dello stabilimento di Brescia è una ferita profonda che deve essere il segnale di un disturbo che si diffonde come un morbo e va fermato.
In tempi in cui si respingono con forza alla frontiera persone che vengono nel nostro Paese con una speranza di vita migliore, si lasciano entrare, stendendo loro il tappeto rosso, compagnie senza scrupoli, che stanno minacciando l'economia italiana.
Saranno in grado le nostre Istituzioni - Sindaco, Provincia, Regione, Governo di fermare questo scempio?
Noi ci stiamo provando con il presidio. Siamo entrati dentro per impedire lo spegnimento del forno che significa la dismissione dell'attività produttiva.
Nei prossimi giorni decideremo ulteriori iniziative affinché l'azienda sopravviva insieme ai suoi lavoratori.
Dario Filippini
Segreteria Filcem Cgil
di Brescia
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