I reparti di psichiatria non sono lager

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Mi permetto di rubare un po’ di spazio per parlare di una realtà, che a mio avviso è poco conosciuta o interpretata male dalla maggior parte delle persone. Mi sono ritrovata a dover essere ricoverata in gravidanza nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Leno. Dopo una iniziale preoccupazione, ho scoperto che tutte quelle dicerie e cattiverie che si sentono a riguardo dei reparti psichiatrici sono falsità. Nessun paziente viene picchiato, nessun paziente viene obbligato a prendere psicofarmaci, se non lo vuole, viene invece consigliato, nessun paziente viene rinchiuso, i dottori e gli infermieri cercano di preservare e tutelare la sua incolumità. Perché tanta diffidenza nella psichiatria? Del resto se ti rompi una gamba vai dall’ortopedico, se hai problemi di udito vai dall’otorino, se hai problemi al cuore vai dal cardiologo, ma se sei triste, depresso da chi vai? Dallo psichiatra. Perché tanta vergogna? È un medico specializzato che merita il giusto rispetto, personalmente ho trovato una persona che ti ascolta, che ti abbraccia, che ti prende la mano quando piangi, che non ti giudica, presente, e attenta ai tuoi malesseri, cerca di farti accettare le più disperate delle situazioni. Il mio ricovero è durato 4 mesi circa. Ho conosciuto storie molto tristi, che mi hanno permesso di riflettere e «aprire gli occhi». Ho incontrato in reparto persone che si sono annullate per la perdita di un figlio, uomini che a seguito della perdita del lavoro sono caduti nel vortice della depressione perché per un uomo il lavoro è tutto, l’uomo è nato per mantenere la famiglia, l’uomo, il marito, il padre è nato per dare sicurezza. Ho avuto modo di parlare con mamme disperate per i figli tossicodipendenti, ho conosciuto figli schiavi delle droghe e dall’alcol, che pur di attirare l’attenzione, cercare un po’ di affetto, si autodistruggono. Ho sentito parlare di tradimenti, di donne che dopo anni di dedizione al proprio uomo sono state messe da parte per una più giovane. Ragazzi che non trovando un lavoro dopo anni di studi, hanno dovuto mettere da parte i loro sogni e tutte quelle certezze acquisite durante la loro crescita, sono svanite nel nulla. Tante storie, ma non di pazzi, di gente comune, la gente che incontri tutti i giorni. Io, a seguito della perdita di due figure importantissime, come la sorella e il papà, nel momento più bello della mia vita, come l’arrivo di un figlio, mi sono sentita sola, anche se sola nella realtà non ero, un marito presente e con una mamma battagliera, ma certi sentimenti ed emozioni a volte non si riescono a gestire e allora è qui, che mi rivolgo a tutte quelle persone che stanno vivendo nell’ombra, che temono di uscire di casa, che vivono temendo i giudizi, che hanno attacchi di panico, che non riescono a stare in mezzo alla gente o in ambienti chiusi, persone che hanno pensieri negativi e lesionisti, insomma persone che non stanno vivendo, fatevi aiutare. Io l’ho fatto, sto bene, mi godo ogni giorno il mio principino, vivo la vita e ne assaporo ogni istante. Vivere è bello. Mi permetta direttore di ringraziare perché a distanza di due anni, ancora non l’ho fatto, il primario dott. Saviotti che mi ha accolto nel suo reparto, la mia instancabile, umana, sincera psichiatra dott.ssa Silvana Dal Brun e tutti gli psichiatri del reparto. Un grazie particolare a tutti gli infermieri che si prodigano per farti stare bene. Un grazie alle ragazze del centro diurno che tra una lezione di Tai Chi e di arte terapia, mi hanno dato lo stimolo per ricominciare meglio di prima. Questo grazie, anche se è l’ultimo, ma non meno importante, va alla psicoterapeuta dott.ssa Elena Dordoni, grazie alla sua pazienza e la sua capacità di ascoltarmi, rende la mia vita più leggera e semplice. Mi sta insegnando ad ascoltare, capire, accettare, migliorare le mie capacità relazionali, avere più autostima, ma soprattutto conoscere meglio me stessa. Mi ha stimolato e invogliato a fare il corso-training assertività, molto bello, utile, anche qui ho avuto modo di confrontarmi con realtà diverse dalla mia. Questa esperienza, per me, alla fine, mi ha permesso di conoscere persone che mai avrei potuto incontrare nella mia vita. Grazie. Monica Leno

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