I nuovi raìs siriani e i nostri valori (non negoziabili)

Lettere al direttore
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Eccoli! Rappresentanti di nazioni di mezzo mondo in fila a omaggiare il nuovo Raìs di Damasco. Lui che fa, che dice? Dopo aver rassicurato tutti su un nuovo corso rispettoso di democrazia, di pluralismo e di tolleranza, si rifiuta di stringere la mano al ministro degli Esteri tedesco, perché è donna. La situazione ricorda tanto l’involuzione avvenuta in Afghanistan: stesso copione. I paesi occidentali avidi di vantaggi commerciali, sembrano non aver imparato nulla. Ne è la prova il fatto che in quella parte del mondo, dove la donna è considerata un essere inferiore, senza alcuna remora, si inviano ambasciatori e ministri donne. L’Italia non ha fatto eccezione. Considerato il fatto che nei paesi avanzati il problema non si pone, davvero pensiamo di iniziare un percorso istituzionale e commerciale con il piede giusto?

Non mi pare. Valutando che, in sostanza, possono essere in gioco commesse per miliardi di euro e migliaia di nostri posti di lavoro, il ragionamento può sembrare poco corretto ma è quanto si prefigura.
Nilo Pedersoli

Caro Nilo,

fatichiamo a trovare coerenza nel suo discorso.

Nella prima parte le diamo pienamente ragione, essendo i suoi dubbi pure i nostri, con il timore che il copione sia lo stesso dell’Afghanistan (estremisti che inizialmente rassicurano a parole, rivelandosi poi per quel che sono).

Nella seconda invece ci disorienta. Cosa vorrebbe? Che in nome degli interessi e dei denari non solo accettassimo i loro usi e costumi, ma che adeguassimo ad essi anche i nostri, evitando di inviare ministre e ambasciatrici perché donne? Fatichiamo pure a pensarlo.

Iniziare con il piede giusto non è cedere supinamente, derogando ai nostri valori e principi, bensì essere rigorosi affinché la nuova classe dirigente siriana mantenga la parola nel garantire moderazione, tolleranza e pluralismo. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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