I costi del Bigio, la democrazia e le bonifiche

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Come giovani di Nuova Resistenza-Brescia vorremmo rispondere alla lettera pubblicata il 25 marzo scorso, firmata da alcuni amministratori del PdL, relativamente alla statua che erroneamente indicano come Bigio, forse ignorandone la reale denominazione di Era fascista. Fu d'altronde lo stesso Mussolini ad elogiarne la potenza rappresentativa di un'epoca che, come italiani, come europei, come ragazzi che credono fortemente nella democrazia e nei valori «antifascisti e quindi costituzionali» (per citare le parole di Franco Castrezzati, l'ultimo oratore in Piazza della Loggia, il 28 maggio 1974), vorremmo dimenticare.


Se effettivamente le ideologie fasciste e comuniste, come è suggerito nella lettera citata, sono morte e ormai superate, come si spiega, allora, la rinascita di movimenti basati su principi dichiaratamente mussoliniani? Come si spiegano le stragi di Piazza Fontana, Piazza della Loggia, del treno Italicus e della stazione di Bologna? Come si spiegano le ripetute minacce ed i recenti pestaggi davanti alle scuole bresciane, avvenuti per dichiarati intenti politici ed ideologici? Come è possibile citare la Carta Costituzionale, da loro indicata, giustamente, come atto di pacificazione nel nostro Paese, senza ricordare che essa, in primo luogo, si contrappone con forza al fascismo e che tutt'oggi rimane un documento di chiara matrice antifascista? Le ideologie, purtroppo o per fortuna, non sono frivole come le mode e non basta mezzo secolo a disperderle, a maggior ragione quando sono ancora visibili nell'arte e nella simbologia, e non prendere coscienza di ciò può, probabilmente, solo portare a dimenticare questi aspetti e la dimenticanza permette alla storia di ripetersi.


Riguardo invece alla sua presunta «brescianità», vorremmo ricordare, in primis, come la statua sia stata mandata a Brescia come ripiego, dopo essere stata eliminata per la sua scadente qualità artistica dalla serie di sculture destinate allo Stadio dei Marmi di Roma. In secondo luogo, essendo rimasta esposta in piazza solo per 13 anni, durante i quali ha portato alla cultura bresciana solo un buon numero di barzellette e di battute al riguardo, ci pare piuttosto pretestuoso e forzato paragonarla a simboli storici quali la Vittoria Alata (creata, si ipotizza, sotto il regno dell'imperatore Vespasiano) e la Leonessa, addirittura elogiata da Carducci nell'ode «Alla Vittoria». Inoltre non stiamo parlando di un monumento, come, ad esempio, l'arengario o le numerose iscrizioni in tutta Italia che, pur essendo fasciste, non sono state rimosse durante i giorni ed i mesi seguenti la liberazione dal nazi-fascismo, ma di una statua il cui valore storico (se gliene vogliamo dare uno) sta, forse, proprio nel fatto dell'essere stata tolta, in quanto azione rappresentativa di un dato momento storico seguente a quello storicamente poco rilevante del collocamento.
Pochi commenti, inoltre, sono adeguati per rispondere all'attacco rivolto alla «minoranza rumorosa» che, forse non sentendosi sempre pienamente rappresentata dall'attuale sindaco Paroli, votato in modo preponderante sì, ma non da tutti, ha tutto il diritto di interessarsi e di mostrarsi in disaccordo con le decisioni prese dall'Amministrazione comunale, in quanto la vera democrazia, si sa, deve prendere in considerazione anche le minoranze, altrimenti perde i connotati democratici per trasformarsi in una dittatura della maggioranza, come credo nessuno sia disposto ad accettare.


Infine, c'è un ultimo dato che salta all'occhio e che, a nostro parere, costituisce una pesante omissione della lettera: questo è il costo dell'intera opera di ricollocamento, stimato in circa 460 mila euro (sempre che non siano destinati a crescere ulteriormente). Avete presente cosa possono voler dire 460.000 euro per i cittadini in questo momento di crisi? Per fare un semplice, ma non scontato, esempio possono anche voler dire la bonifica delle zone del bresciano inquinate dal Pcb, su cui le ultime Amministrazioni non sembrano aver fatto molto. Sicuramente vogliono dire molte cose, molte più di una statua che vorrebbe raffigurare un'ideologia perversa già vinta (ma non scomparsa) una volta.


Nuova Resistenza ANPI
Brescia

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