Giuseppe e Paolina Sessantadue anni di una storia lieta
Lettere al direttore
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n da piccola amavo ascoltare storie, soprattutto quando a raccontarle era papà con la sua fervida fantasia.
Divenuta un po’ più grande, invece, ho iniziato a leggere le storie in autonomia; ricordo che talvolta mi capitava di passare ore incollata alle pagine di un libro, incapace di lasciare sospese le vite di quei personaggi, che ormai mi pareva di conoscere bene. Oggi, che sono diventata un’insegnante di lettere, mi ritrovo spesso a raccontarle, le storie, e a scorgere davanti a me decine di occhi curiosi e sognanti.
Ma c’è una storia, la più straordinaria di tutte, che non si trova scritta in nessun libro, nemmeno negli antichi manoscritti di epoca medievale che ammiravo entusiasta durante le lezioni universitarie di filologia. Ed è proprio in queste poche righe che mi piacerebbe raccontarvela.
È la storia di Giuseppe e di Paolina, due anime semplici e pure, e del loro prezioso amore. Giuseppe e Paolina nascono rispettivamente 87 e 81 anni fa nel cuore della campagna franciacortina; le loro famiglie sono umili, tanto che - poco più che bambini - iniziano a lavorare nei campi come contadino l’uno e nella cucina di un ospedale milanese l’altra. Ancora giovanissimi si incontrano e si innamorano, in un modo così incredibilmente genuino da lasciare sorpresi chiunque; è il 15 settembre del 1962 quando, davanti al Signore e ai loro cari, pronunciano una promessa eterna: «Ci ameremo per sempre».
Sono trascorsi esattamente 62 anni da quel giorno, eppure quella promessa è ancora lì, salda e incrollabile nonostante tutto. Quel patto d’amore, infatti, non ha mai vacillato, neppure quando a Giuseppe - a causa di un incidente sul lavoro - è stata amputata una gamba e ha dovuto trascorrere settimane in ospedale, lasciando a casa la moglie e cinque figli piccoli; non ha mai vacillato, neppure quando a Paolina è stato diagnosticato un tumore, che l’ha costretta a cure pesanti e a lottare con una forza che solo lei poteva trovare dentro di sé. Insomma, tenendosi stretti mano nella mano, nessun ostacolo incontrato sul loro cammino li avrebbe mai potuti fermare.
Oggi, Giuseppe e Paolina sono genitori di tre figli e due figlie, sono nonni di ben undici nipoti e bisnonni di due pronipoti. Ad ognuno di loro hanno insegnato la cosa più importante di tutte: l’Amore. Hanno dimostrato quotidianamente che amarsi non significa tanto fare o ricevere regali, bensì tenere in tasca la caramella preferita della propria moglie per quando le viene un colpo di tosse, significa alzarsi di notte a preparare la camomilla per dar sollievo al proprio marito, significa impastare la torta al suo posto, perché a lei fanno male le braccia, significa preparargli i vestiti puliti e profumati per andare a messa la domenica. Amarsi significa anche sorreggersi e camminare uno di fianco all’altra, significa negli occhi e scoprirsi ancora innamorati, sorridere e, perché no, talvolta anche litigare e fare la pace poco dopo.
In un mondo pieno di giornali che riportano in prima pagina notizie di divorzi e separazioni di vip o di uomini che usano violenza sulle pro
prie compagne, in un mondo colmo di post sui social che trasmettono tanta finzione, ecco che - fortunatamente - esistono ancora Giuseppe e Paolina, che oggi festeggiano insieme a tutta la loro numerosa famiglia 62 anni di puro amore. A loro, che io posso fieramente chiamare «nonni», auguro ancora tantissima felicità
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Greta Ragni
Una nipote orgogliosa
dei suoi nonni
C
ara Greta,
orgogliosi dei suoi nonni lo siamo pure noi, che ci sentiamo «di famiglia» non fosse che per il fatto che Giuseppe è lettore del nostro Giornale «da tempo immemore».
Che sia un giorno di festa, allora, riconoscendo la straordinarietà di una vita di coppia che difficilmente, se iniziasse oggi, troverebbe replica. Non lo scriviamo con rammarico: ogni tempo ha la propria luce e la propria pena. Ma questo Paolina e Giuseppe lo sanno e siamo certi che in cuor loro non abbiano dubbi che l’attuale generazione - la sua, cara Greta - saprà scrivere una storia diversa, ma altrettanto lieta. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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