Giovanni Prodi e la Divisione Italia dell’esercito Rsi

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Qualche tempo fa, sul giornale da Lei diretto, è stato pubblicato il profilo professionale e politico di Paolo Prodi, quinto in ordine di nascita della prolifica famiglia Prodi al quale aggiungerei, nella convinzione che possa rappresentare un certo interesse per i lettori, quello del primogenito Giovanni, forse non altrettanto noto di Romano, ma certamente dotato di indiscusse qualità cristiane, delle quali dette prova nel momento della scelta. Primogenito di nove fratelli Giovanni (Scandiano 28 aprile 1925 - Pisa 29 gennaio 2013), Giorgio, Fosca, Maria Pia, Paolo, Quintilio, Vittorio, Franco, Romano, dal 1963 ricoprì l’incarico di Professore all’Università di Pisa dov’era stato, nel campo della matematica, uno dei più esperti cattedratici. Terminato nel 1944 l’addestramento in Germania con la Divisione Italia dell’Esercito della Repubblica sociale italiana, raggiunse il fronte della Garfagnana dove operò, dal gennaio 1945, a Rometta di Fivizzano nella Compagnia Telefonisti, addetta ai collegamenti e manutenzione, via cavo, della Divisione. Il suo plotone era al comando del maresciallo Telesforo Pirola, un artigiano di strumenti musicali. Quando a Pasqua 1945, il primo aprile, alcuni commilitoni progettarono di uccidere il maresciallo comandante di plotone, per poi disertare, fece fallire l’azione criminosa restando al suo posto per poi seguire, nel ripiegamento, il grosso della Divisione lungo la statale della Cisa fino a Fornovo, dove avvenne la resa della Grande Unità. In un primo momento, trovò rifugio presso una famiglia di Parma ma, catturato, venne portato prigioniero alla Certosa di Parma dove, da Reggio Emilia, lo raggiunse in bicicletta la sorella Fosca. Obbligato a sfilare per le vie di Parma al seguito dei vincitori il Primo maggio 1945, venne poi associato al famigerato campo di concentramento di Coltano (Pisa), nel quale incontrò il suo ex comandante di plotone Pirola che, riconoscente, gli sarà d’aiuto e conforto negli oltre sei mesi di prigionia.

// Paolo Minucci Teoni
Brescia

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