Essere mamma e insieme lavorare: servono strumenti

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Sono mamma di due bellissimi bambini: uno di 12 anni e una di quasi due. Sono una mamma molto impegnata, lavoro e studio, quest’anno mi diplomerò in ragioneria, corso serale. Per queste ragioni l’asilo nido è un servizio essenziale di cui mi avvalgo da circa un anno senza il quale non avrei di certo potuto tornare al lavoro. Sono stata molto fortunata, ho trovato lavoro in uno studio commercialista formato da persone meravigliose e comprensive che mi hanno dato la possibilità di lavorare con un orario fatto su misura per me, che mi permetta di portare la piccola al nido e di andarla a riprendere. Mi sembra un sogno! Ho lavorato cinque anni come commessa e cinque come barista, e so cosa significhi fare i salti mortali per far combaciare gli orari lavorativi spesso incompatibili con la vita da madre e so cosa significhi elemosinare favori in famiglia o dalle amiche nella speranza che possano badare ai tuoi figli. Viviamo in una società che si aspetta che le donne lavorino come se non avessero figli e che si occupino dei figli come se non dovessero lavorare. Più volte in questi anni mi sono posta una domanda: possibile che non esista una struttura per bambini che abbia orari compatibili con tutti i tipi di lavoro? Possibile che una mamma che lavora in un ristorante, in un negozio o in un bar non possa gestire il lavoro e la famiglia in maniera serena ed organizzata? Credo che creando asili nido di questo tipo oltre a creare nuovi posti di lavoro eviteremmo di avere milioni di mamme disoccupate e irrealizzate perché quello che manca davvero a noi donne non è la voglia di lavorare, ma gli strumenti per poterlo fare serenamente.

// Giulia Arrighi Gentile mamma, questa lettera evita di far scivolare la Festa odierna nelle trame a volte ingannevoli dei sentimentalismi. Essere diventata mamma credo sia già una forma di realizzazione, se i figli si sono voluti e cercati (naturali o adottivi che siano). Ma è naturale che una donna, soprattutto giovane, oggi aspiri (e del tutto legittimamente) anche a realizzarsi su altri piani. Questo incrocio di condizioni e di aspirazioni al momento non trova un sostegno (parzialmente o pienamente) soddisfacente sul piano delle strutture sociali. Da qui i vari «salti mortali» che madri - e padri anche - devono fare per conciliare vita familiare, lavorativa e sociale. E qui dobbiamo porci, appunto, serie domande sul perché e sul che fare per sostenere la maternità e le donne che vogliono/devono lavorare o studiare. Ma, quand’anche riuscissimo a costituire una rete articolata di strutture qualificate per rispondere ai diversi bisogni di una madre o di una famiglia, resta il fatto che i figli «esigono» di vivere del tempo (poco o tanto che sia qualificato e non residuale) con la mamma e con il papà: ne va della loro vita su tutti i piani (le conseguenze di difficoltà e problemi educativi attuali sono sotto gli occhi di tutti...). È anche nell’ambito della coppia genitoriale, quindi, che il «fare la mamma» deve trovare compensazione e sostegno nell’altro genitore: un’altra bella sfida! E in questo caso non è solo questione di parità di genere. Grazie della preziosa testimonianza. E viva le mamme, tutte, indistintamente. (g.c.)

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