Energia nucleare Cambiano i tempi e la sensibilità

Lettere al direttore
AA
Purtroppo gli aumenti delle bollette colpiscono le classi economicamente più deboli, proprio quelle che - ironia della sorte - hanno votato No nel referendum pro o contro il nucleare. Hanno votato «No», spaventati dall’incidente nucleare in Russia, ma senza tenere conto che tutti i Paesi con noi confinanti, ne erano e ne sono dotati. Ed ora che siamo «nei guai», si riparla di fare centrali nucleari, dopo avere pagato per anni la salata manutenzione di quelle che siamo stati costretti a dismettere.
Gianantonio Borghesani
Caro Gianantonio,
il tema del nucleare è assai più complesso di quanto sbrigativamente si tende a liquidare. Non a caso sul Giornale ospitiamo interventi che ne mettono in risalto i molteplici aspetti. Di certo però, in quarant’anni, sono avvenuti due cambiamenti.
Uno riguarda i miglioramenti tecnologici degli impianti. A memoria, se dovessimo elencarli per punti, diremmo: una maggiore sicurezza, con reattori di terza e quarta generazione, strutture di contenimento più robuste e sistemi di raffreddamento d’emergenza avanzati; una maggiore efficienza e riduzione dei rifiuti; una minore dimensione delle centrali; il controllo digitale, con monitoraggi più frequenti e automatizzati; lo smaltimento meno inquinante dei rifiuti, tramite vetrificazione.
L’altro cambiamento invece, forse quello dirimente, riguarda la sensibilità verso il nucleare. A metà degli anni Ottanta, complice la guerra fredda e Chernobyl, esso era il demonio, l’elemento in grado di cancellare d’un colpo l’umanità dal pianeta. Ora invece, a paragone di petrolio e carbone, il nucleare nella percezione comune equivale ad energia pulita, anche se pulita non lo è.
Per quanto ci riguarda, personalmente, non siamo contrari. A un patto: che non si rinneghi la via della massima trasparenza pubblica e sia predominante la cultura della sicurezza. Sul resto parliamone. (g. bar.)
Gianantonio Borghesani
Caro Gianantonio,
il tema del nucleare è assai più complesso di quanto sbrigativamente si tende a liquidare. Non a caso sul Giornale ospitiamo interventi che ne mettono in risalto i molteplici aspetti. Di certo però, in quarant’anni, sono avvenuti due cambiamenti.
Uno riguarda i miglioramenti tecnologici degli impianti. A memoria, se dovessimo elencarli per punti, diremmo: una maggiore sicurezza, con reattori di terza e quarta generazione, strutture di contenimento più robuste e sistemi di raffreddamento d’emergenza avanzati; una maggiore efficienza e riduzione dei rifiuti; una minore dimensione delle centrali; il controllo digitale, con monitoraggi più frequenti e automatizzati; lo smaltimento meno inquinante dei rifiuti, tramite vetrificazione.
L’altro cambiamento invece, forse quello dirimente, riguarda la sensibilità verso il nucleare. A metà degli anni Ottanta, complice la guerra fredda e Chernobyl, esso era il demonio, l’elemento in grado di cancellare d’un colpo l’umanità dal pianeta. Ora invece, a paragone di petrolio e carbone, il nucleare nella percezione comune equivale ad energia pulita, anche se pulita non lo è.
Per quanto ci riguarda, personalmente, non siamo contrari. A un patto: che non si rinneghi la via della massima trasparenza pubblica e sia predominante la cultura della sicurezza. Sul resto parliamone. (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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