Ecco cosa vuol dire essere dell’Unitalsi a Lourdes

Dall’otto al tredici ottobre l’Unitalsi di Brescia si è recata in pellegrinaggio a Lourdes. Come dama Unitalsi, desidererei condividere una mia esperienza di quest’anno. «Sei qui nel nome di Maria e mi parli di amore. Guarda il logo dell’Unitalsi sulla tua divisa: porta all’interno la parola Charitas». Sorpresa da questo inaspettato incontro, mi fermo di fronte a quell’ammalato che, sulla carrozzina, mi viene accanto, lungo un corridoio dell’albergo Salus, a Lourdes. «Sono venuto per sperimentare questo amore», continua. «Cerco le tue mani che possano lavarmi con l’acqua che pulisce e profuma di fresco. Cerco le tue braccia che sostengano la mia fatica a procedere. Cerco i tuoi piedi che mi conducano alla Grotta, là, dove trovare conforto e sollievo a sofferenze che durano, per me, da decine di anni. Soprattutto cerco il tuo cuore, aperto su questo mio corpo fragile e deforme, impedito anche nei movimenti più comuni. È il tuo cuore che mi parla di Dio. Capisco, sai, cosa ti spinge ad essere qui. Di fronte a te c’è un uomo con una dignità grande come la tua. E, tu, desideri che io la possa difendere. C’è un uomo che cerca dialogo e compassione. Non vuole essere dimenticato o lasciato in un angolo. L’indifferenza è più dolorosa del male fisico. Vedi, insieme a te, la mia sofferenza diventa dono e amore: si fa incontro, disvelamento di anime, comunione di senso. Non conosci i miei deserti, le oscurità di tanti giorni, le mie domande senza risposta. Ma sei qui e, insieme, scrutiamo la profondità dell’uomo e le profondità di Dio. Allora, là, nell’anima, dove la terra non può più corrompere, insieme, riusciamo a scorgere quella fiammella di Dio che illumina e riscalda. Io sono mendicante di luce e la tua presenza mi aiuta a vederla e ravvivarla dentro di me. Grazie di essere qui». Non aggiungo altre parole: in queste ci cela tutto il carisma dell’Unitalsi.

// Margherita Bettineschi
Brescia