È vero, si cambia Ma certe lezioni durano per sempre

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Bene avete fatto a pubblicare la lettera del signor M.R. Ma chiedo provocatoriamente: se fosse stata quella professoressa a farne lievitare l’io molto sostenuto? Siamo quasi tutti d’accordo nel ritenere che la dolcezza nei rapporti sia il lievito delle relazioni umane; quasi tutti, tranne i presuntuosi, i duri d’orecchio e i... malavitosi. Ma poi fuori, nel mondo, cosa troviamo? Aggressività, violenza, criminalità, bande, mistificazioni, deportazioni, aggressioni a tranvieri, medici, insegnanti... Trascuriamo le guerre per un attimo! Negli ultimi decenni abbiamo costruito «comunità rionali»: fideistiche, economiche, culturali, scolastiche, sportive, lavorative, residenziali, amicali. In esse la connessione si stabilisce tra membri del medesimo «club». Non si va più in piazza, come un tempo: in quelle piazze educanti, frequentate da gente di ogni estrazione sociale. Così ci infastidisce incontrare persone diverse dai nostri cliché sociali, politici, culturali, razziali. E vengo al dunque. Quali strategie educative si possono usare con i bulletti? Ci sono tante risposte, come tanti i modi di fare l’insegnante: il fascino della bravura resta il più produttivo. Ma spesso non basta. E una parola forte può essere molto nociva o stimolante, dipende da come la si dice e dal soggetto che la riceve. Lo ripeto da anni: ogni mattina, ogni prima ora, in ogni scuola: educazione alla comunità! I ragazzi/e potrebbero interloquire con differenti modelli educativi, plasmando gradualmente il proprio carattere (l a Chimica, l’Italiano, la Matematica... vengono molto dopo). E gli insegnanti in quell’ora potrebbero imparare tanto e migliorare il proprio modo di «stare in cattedra». Una prof mi fece odiare Dante 60 anni fa, oggi lo amo sopra tutti: si cambia! Forse è stata la voglia di rivincita su quella prof. a farmelo recuperare. Io, da insegnante, non ero tenero: qualcuno mi ringrazia ancora oggi, mentre qualcuno...
Paolo Ruggeri

Caro Paolo,

varia e gustosa è la carne al fuoco che mette, perciò stentiamo a fare una scelta e rispondere a uno spunto, tralasciando l’altro, o viceversa.

Cominciamo dalla tenerezza, che è abito che dovremmo indossare sempre. Per noi stessi, prima ancora che per rispetto verso gli altri. Ricordando che si può essere garbati pur essendo rigorosi o severi. E abdicare alla dolcezza non trova buone ragioni nella constatazione che, al mondo, spesso ci si trovi circondati dal suo contrario. Anzi, avere a che fare con aggressività e violenza è un motivo in più per procedere noi in direzione opposta, specialmente con coloro che non appartengono al nostro «club», come lo chiama lei.

«Educazione alla comunità» è invece un concetto che ci piace assai, grazie al quale tutti avremmo da imparare sullo stare e vivere «insieme».

Complimenti per averlo introdotto con i suoi alunni e grazie per averlo ricordato a noi. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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