Due mani che si stringono tra fratelli

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La mano tende e si allunga verso il fuoco, fratello comune alla nostra vita, verso il fratello prigioniero nell’incendio vissuto nel suo fuoco divoratore. Mano che abbraccia la mano alla ricerca affannosa di strappare la vita alla vita e riportarla nel mondo, oltre il sacrificio di sé, per donare una seconda volta l’amore che dentro di noi si espande, da fratello a fratello, nell’unione che fa di noi il simbolo essenziale del nostro vivere intimo, del nostro vivere insieme. La mano del fratello non viene «strappata», essa resta unita insieme all’altra mano ed insieme si uniscono, ancora, a rivedere i loro mondi vissuti, perché la vita non muore, ma si trasforma e resta sempre nel profondo di noi, dove l’amore prevale, oltre i nostri egoismi, per fissarsi eternamente, nel dono reciproco di noi e formare una cosa sola nel nostro intimo vissuto.

// Giorgio Gandola
Ponte S. Marco di Calcinato

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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