Dipendente addio (senza preavviso), arduo fare impresa

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Io e mio padre siamo da anni lettori del GdB che è lì ad attenderci ogni mattina negli uffici della nostra piccola azienda che conta sei collaboratori e si occupa di saldature in quel di Lumezzane. Scrivo perché da imprenditore purtroppo ho potuto constatare che, nonostante le parole spese da politica e istituzioni a favore delle imprese, in tanti casi le stesse subiscono poi un trattamento sfavorevole e di scarsa tutela. A testimonianza di quanto sopra vorrei raccontare l’ultimo fatto che mi è accaduto. Lo scorso 23 dicembre, ad azienda ormai chiusa per le festività natalizie, ho controllato se nelle mail aziendali ci fossero richieste che necessitassero di una risposta urgente. Ebbene ho trovato una mail di posta certificata da parte dell’Inps, del giorno stesso, che mi comunicava che uno dei miei dipendenti sarebbe stato in congedo parentale per i prossimi due anni con decorrenza dal 01/01/25. Posto chiaramente che non intendo fare alcuna obiezioni sul congedo, che è legittimo e rientra chiaramente nei diritti del lavoratore, mi sono subito chiesto perché nessuno mi avesse avvisato prima. Capirete bene che per un’azienda come la nostra restare senza una persona non è semplice. Anche il dipendente, con mio grande rammarico, non mi aveva assolutamente avvisato. Per i trent’anni che ha lavorato per me e per quanto credevo di aver fatto per lui mi aspettavo senz’altro un comportamento diverso, di essere avvisato e che magari mi aiutasse ad insegnare a qualcuno la sua mansione visto che era ormai prossimo alla pensione. Al rientro dalle festività, oltre che attivarmi alla ricerca di una persona, mi sono però chiesto se non ci fosse una legge che obbligasse il dipendente o l’Inps ad avvisare con un certo preavviso. Ebbene mi sono informato e da quanto mi è stato detto non c’è nessun obbligo da parte dell’Inps o del dipendente di avvisare il datore di lavoro della domanda o presa in carico della stessa ma solo al termine della pratica. Direi ironicamente giusto il tempo per capire come mai non si presenta sul posto di lavoro. Questo fatto ed altri che mi sono successi nel tempo non mi hanno mai scoraggiato, perché la passione per il mio lavoro è più forte, anche se devo ammettere che in questi casi ci sente delusi, abbandonati e soprattutto senza tutela alcuna. Vorrei concludere riportando un pensiero dell’illustre presidente Luigi Einaudi a proposito degli imprenditori che mi pare ancora calzante e dovrebbe essere un monito per chi ci governa e per le istituzioni: «Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione che li spinge; non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno».
Cristian Beccalossi
Lumezzane

Caro Cristian,

essendo la sua lettera assai lunga, avremmo voluto tagliare la frase di Einaudi, ma è troppo pertinente per toglierla, oltre ad esprimere il sentimento di migliaia di persone che si alzano e vanno a lavorare ogni mattina. Grazie per averla condivisa.

Su quanto avvenuto invece potremmo limitarci a lisciarle il pelo e scrivere che ha ragione sacrosanta nel pretendere che ci siano regole che favoriscano l’impresa e non la ostacolino. Sarebbe davvero il minimo.

Nello specifico, tuttavia, volendo essere leali, non possiamo non suggerirle di considerare l’ipotesi che se il suo dipendente, nonostante i trent’anni di rapporto, non le abbia anticipato nulla, forse qualche responsabilità è anche sua.

Non ci fraintenda. Le stiamo scrivendo con il cuore in mano e nutrendo nei suoi confronti la massima stima, ma «le regole sono importanti, la relazione che sappiamo tessere lo è ancora di più». Lei dice che ha fatto molto per quella persona e noi le crediamo. Perché allora s’è comportato così? Per mancanza di coraggio? Per disinteresse? Superficialità? Banale ingratitudine? Ripicca?

La risposta la lasciamo a lei, poiché lei soltanto può conoscerla. Di certo da essa dipenderà l’eventualità che un altro episodio simile accada o meno. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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