De Gasperi conteso tra due mondi senza vera memoria

Lettere al direttore
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Non ho trovato la frase «un centro che guarda a sinistra», citata nella lettera «Eredità contesa, De Gasperi non era di centrosinistra». Però a pagina 112 della Storia della Democrazia Cristiana, vol. 2, leggo il richiamo di De Gasperi, il 16 ottobre 1950 al termine del Consiglio Nazionale: «...siamo un partito sostanzialmente riformatore, pieno di volontà e di fervore per la giustizia che soddisfi soprattutto i bisogni del popolo minuto...». In che direzione guardava? A pagina 236 del medesimo libro, leggo: «Bisogna prima che si provveda ai più poveri e disagiati, anche se questi sono piccoli contadini e proprietari di misere terre, proletari di nome e di fatto...». De Gasperi era forse marxista? O interprete autentico del Vangelo!
Paolo Ruggeri

Caro Paolo,

ricordiamo a chi non passa sempre da questa pagina o ha scarsa memoria l’antefatto: la contestazione di Emanuele Busi, un lettore di Botticino, sul «reclutamento» postumo di De Gasperi, raffigurato su una tessera di partito, con la frase (non sua) «Un centro che guarda a sinistra».

Senza volerci spacciare per politologi, è indubbio che i termini mutano e applicare oggi le categorie di allora rischia di portare fuori strada. Per questo avete ragione e insieme torto entrambi: il tempo infatti ha talmente piegato e variato il significato di centro, di destra e di sinistra, che basta cambiare il punto di osservazione e viene buona ogni casella.

Una lezione, quella della prudenza di giudizio, che viene buona nella valutazione del passato ma pure del presente. Ecco perché ai toni da tribuno, alla sicumera sprezzante e all’indignazione militante, preferiamo adottare nei confronti di chiunque pacatezza e ragionamento.

Il tifo da stadio lasciamolo al calcio. La politica è altro e come tale va considerata. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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