Da un «no» la cruda verità: un figlio drogato

AA
Sono la mamma di un ragazzo tossicodipendente e desidero raccontare la mia esperienza per far capire ai genitori disperati, che si trovano ad affrontare questa problematica con ragazzi poco piú che adolescenti, che c’è un modo per intraprendere la strada giusta, pur nelle difficoltà. Ho iniziato a capire che c’era qualcosa che non andava quando mio figlio, nel settembre dell’anno scorso, rifiutò senza alcuna logica e comprensibile motivazione di continuare la scuola che stava frequentando, la quarta ragioneria. Il dialogo, che era sempre esistito tra di noi, era improvvisamente scomparso ed io, inizialmente, pensai che fosse un momento di crisi adolescenziale, ben presto mi resi conto che non era questo il problema; mio figlio, che era ancora minorenne, non aveva più alcun rispetto delle regole del vivere civile e familiare. Scappava continuamente da casa o semplicemente non rientrava a dormire dicendo che si era addormentato a casa di amici. Era sempre imbronciato, evasivo, sfuggente e svogliato e la mia fiducia in lui andava sempre più scemando. Durante una delle sue ennesime fughe, trovai in camera sua uno strumento di vetro che viene utilizzato per fumare la cannabis; misi alle strette mio figlio che ammise di farne uso saltuariamente in compagnia degli amici. Iniziai a rendermi conto che i soldi dal mio portafoglio venivano prelevati a mia insaputa, finché scoprii che era sparito parte dell’oro di famiglia. La ciliegina sulla torta è stata la telefonata che ricevetti dalla Polizia municipale che una domenica pomeriggio aveva fermato mio figlio ai giardinetti di corso Magenta. A 17 anni si era messo nel commercio, trovando il modo per racimolare ciò che gli serviva per i suoi consumi che andavano aumentando sempre più. Il giorno seguente mi misi in contatto con i genitori dell’Associazione Amici di San Patrignano, con i quali potei parlare di ciò che stava accadendo a mio figlio e dai quali ricevetti la forza ed il coraggio per affrontare il problema non facile della tossicodipendenza. Mio figlio è in comunità da 6 mesi ed ha iniziato un’esperienza di vita che gli permetterà di guardarsi dentro e superare le sue difficoltà, nonché di crescere e responsabilizzarsi, per diventare un uomo con sani principi e valori. Con questa mia lettera desidero lanciare un messaggio di speranza a tutti quei genitori che si ritrovano a non riconoscere più il proprio figlio, ai quali voglio dire che la cannabis è spesso solo l’inizio di un abuso di sostanze stupefacenti e che gli unici a poter aiutare i vostri ragazzi ad uscire dal tunnel della droga siete voi genitori. Sappiate che non siete soli e che esiste un gruppo di mamme e di papà che è disponibile ad aiutarvi e a sostenervi. Antonella Associazione Amici di San Patrignano

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato