Da Marx ai laburisti passando per JFK Cosa conta davvero

Lettere al direttore
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a vittoria schiacciante dei Laburisti in Inghilterra è una boccata d’ossigeno per la sinistra europea e dimostra che il «sol dell’avvenire» non è ancora tramontato definitivamente.

Ritornare a Marx o ripartire da Marx? Io ritengo più verosimile che si debba ripartire da Marx come snodo storico dell’hegelismo e proiettarsi in scenari che, tenuto conto di alcune acquisizioni relative al capitalismo, analiticamente studiate dal filosofo di Treviri, procedano oltre Marx con una visione più attuale e meglio rispondente alle caratteristiche di questa società liquida (come ci ricorda Bauman). Andare oltre Marx non significa rinnegarlo, ma bensì riadattarlo al presente in chiave sociale liberal democratica.

Ciò significa guardare all’impianto statuale delle socialdemocrazie che hanno costruito solidi welfare state, ove i servizi pubblici funzionano bene e l’evasione fiscale è assai ridotta. Il nostro Paese ha l’estrema necessità di ridurre sensibilmente l’evasione fiscale, ancora troppo alta, e di riqualificare la scuola e la sanità, che sono i punti nevralgici di un ordinamento sociale e raggiungono i cittadini in modo totale. Ma per fare ciò non è sufficiente l’operato delle istituzioni pubbliche attraverso maggiori controlli in materia fiscale e sui luoghi di lavoro, ma è necessario un maggior civismo da parte di tutti i cittadini per l’osservanza delle norme giuridiche nelle varie materie.

Non chiederti che cosa fa lo Stato per te, ma chiediti che cosa fai tu per lo Stato è lo slogan sempre valido del presidente Kennedy, in una società complessa e assai variegata in cui ogni individuo deve sentirsi parte delle istituzioni e artefice del bene comune. È opportuno infine passare marxianamente dal regno della necessità al regno della libertà, consapevoli del fatto che se fino ad ora abbiamo interpretato il mondo, d’ora in poi è necessario cambiarl

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Emilio Zanetti
Brescia

Caro Emilio,

pubblichiamo la sua lettera sapendo già che buona parte dei lettori non sarà arrivata alla fine, un’altra buona parte avrà scosso la testa e i restanti tre o quattro sono già pronti a criticare la banalità della risposta.

Esageriamo, ovviamente. Forse però neanche troppo.

Cercando di non essere prolissi ci concentriamo su uno dei molti punti che affronta, cioè la linea ideale che traccia da Marx agli attuali laburisti, passando per Kennedy.

Cosa davvero li accomuna? Quali sono gli elementi distintivi e qualificanti di quella che chiamiamo «sinistra»? E la lettura di Marx fuori dal suo contesto storico è tuttora attuale oppure occorre accettare che nel complesso sia superata?

Domande aperte, per le quali lasciamo a ciascuno la facoltà di risposta. Di nostro aggiungiamo che ogni «teoria» è buona per leggere la realtà o la storia, mentre il futuro raramente sta nella gabbia che la nostra mente vorrebbe costruirgli su misura.

E il maggior «senso di civismo» che lei auspica è un fattore culturale, più che politico, cioè appartiene sia alla «sinistra», sia alla «destra», non essendo esclusiva di alcuno, bensì libera scelta e possibilità concreta di ogni persona. Forse «ritornare» o «ripartire» da lì sarebbe la scelta giusta. (g. bar.)

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