Confronto trasporti Critiche, sospetti e (le nostre) ragioni

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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bbiamo letto con molto stupore il resoconto dell’esperimento che avete compiuto e pubblicato sull’edizione del 19 settembre, mettendo a confronto i tempi di percorrenza di alcuni mezzi di trasporto, su un ipotetico percorso cittadino. L’esperimento, che avete eseguito in concomitanza con la Settimana europea della Mobilità Sostenibile, avrebbe mostrato che il mezzo più veloce per spostarsi in città è l’automobile che copre il vostro tragitto con circa 15 minuti di vantaggio sulla bicicletta.

Siamo rimasti stupiti perché il test svolto ricalca esattamente quanto ogni anno proviamo anche noi a dimostrare con il «Trofeo Tartaruga», ma con risultati diametralmente opposti.

Leggendo bene l’articolo però si scoprono alcune cose: la sfida è stata fatta alle ore 12, con relativamente poco traffico e quindi lontano dalle vere esigenze di spostamento quotidiane delle persone. La bicicletta usata è stata una «Bicimia», scelta lecita, ma che comporta una notevole perdita di tempo sia per il ritiro che la consegna agli appositi stalli. Le pur valide biciclette di «Bicimia» non sono poi certamente molto comode da pedalare, essendo pesanti e poco scorrevoli ed avendo la robustezza come caratteristica principale. Infine, leggendo il resoconto del percorso, scopriamo che la vostra giornalista in bicicletta, per spostarsi da Piazza Vittoria al Villaggio Violino, ha deciso lecitamente di percorrere via Volturno, allungando però notevolmente il tragitto.

Brescia è una città invasa dal traffico veicolare privato, con un tasso di motorizzazione tra i più alti d’Italia e d’Europa. I problemi di inquinamento ambientale ed acustico, occupazione dello spazio pubblico ed i costi relativi sulle casse pubbliche, sono ben noti. A Brescia, pur con grande lentezza, l’Amministrazione cerca da decenni di migliorare la situazione, creando nuove corsie ciclabili, zone 30 ed investendo sul trasporto pubblico (vedi il progetto Tram T2 e forse T3). Ci chiediamo pertanto che senso possa avere pubblicare un titolo così fuorviante come quello da Voi scelto, tanto più nella Settimana europea della Mobilità Sostenibile. Ci auguriamo che il titolo sensazionalistico e le modalità scelte per la sfida, siano casuali e frutto di una decisione presa senza ben ponderare se questa, fosse davvero rappresentativa della realtà.

Le cattive abitudini di spostamento ed utilizzo del mezzo motorizzato privato, che talvolta ci troviamo a fare, si possono cambiare se, e solo se, anche i media locali provano a spostare l’opinione pubblica in una direzione. Con questo articolo ed esperimento, a nostro avviso, si sostiene invece il concetto ormai ampiamente superato che, usare l’automobile in città sia conveniente, facile e vantaggioso.

Infine vi invitiamo a ripetere l’esperimento insieme a noi, sullo stesso o diverso percorso, per raccontarlo nuovamente sulle pagine del Vostro giornale.
Paolo Gaffurini
Vicepresidente Legambiente
Brescia

Caro Paolo,

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uando sbagliamo non abbiamo imbarazzo ad alzare la mano e chiedere scusa e la lettera pubblicata ieri sul cinema ne è una dimostrazione. Oggi invece respingiamo le critiche mosse e soprattutto il sospetto di scelte fatte per la dimostrazione di un teorema e non, come nel nostro caso, come onesto resoconto della realtà verificata, senza pretesa di esaustività e onniscienza.

Entrando nel merito, quattro i punti contestati, con la puntuale replica di chi ha ordinato il servizio.

Primo: la scelta delle ore 12.

Come chiarito nell’articolo introduttivo abbiamo «generosamente» (cito dal testo) scelto quell’orario proprio per non incappare nella contestazione opposta: la gente si sposta a tutte le ore, quelle di punta sono spesso prese a riferimento ma tra esse e quelle di morbida ci sono fasce in cui gli spostamenti sono complessivamente rilevanti per numero ma scarsamente considerati. Ridurre i veicoli in circolazione già in quelle fasce potrebbe avere un impatto virtuoso, smontando magari gli alibi a disposizione di chi non ricorre al mezzo pubblico perché tenuto a spostarsi in orari sovraccarichi, perché ha fretta, ecc. Del resto, anche l’orario delle 16.30 da voi scelto per il Trofeo Tartaruga pare inserirsi in questa stessa logica: non siamo certo in concomitanza con l’uscita degli studenti da scuola per intenderci.

Secondo: l’uso di Bicimia.

Ben consapevoli che il ricorso ad una bici privata facilita l’utente, ci siamo messi nei panni di molti di coloro che ogni giorno giungono in città magari con mezzi propri e poi hanno necessità di spostarsi all’interno dell’area urbana (ipotesi tutt’altro che campata per aria, tanto più che la partenza avveniva da un parcheggio scambiatore alle porte del capoluogo, quello di Prealpino). Quale soluzione migliore allora della bici condivisa. Peraltro, la contrapposizione era tra auto e mezzi pubblici, nel novero dei quali ben si pone anche la due ruote del servizio di bike-sharing, non così la bici privata. In tale ottica, la nostra scelta, a conti fatti, ha un ulteriore pregio: l’esito del test dal quale Bicimia esce a testa alta - come viene più volte ribadito, fin dal titolo d’apertura - dimostra implicitamente che se la bici condivisa risulta competitiva, ancor più può esserlo quella che ognuno di noi custodisce in garage.

Terzo: il percorso ciclabile.

Come ben sapete, ai primi posti tra i motivi per i quali le persone rinunciano alla bici per gli spostamenti quotidiani c’è il fattore della sicurezza (duole dirlo all’indomani del Bike-to-work Day). Mostrare come l’utilizzo di ciclabili esistenti (e talvolta sconosciute a chi guarda la città sempre dalla prospettiva dell’automobilista) sia possibile, ci pare quantomeno doveroso nel mettere in atto una simulazione come quella proposta. Nell’ottica non solo della promozione della ciclabilità, ma anche della sicurezza degli utenti della strada tutti, del resto, guardano gli sforzi dell’Amministrazione citati. E poi, non sarebbe forse quella di allungare per via Volturno con ampio margine sicurezza la scelta di potenz

iali «nuovi» utenti della città a due ruote? I ciclisti più assidui col traffico hanno già (ahinoi) confidenza e a loro sì potrebbe risultare poco consona la deviazione, ma chi sta provando a lasciare l’auto in garage per le prime volte è molto probabile che opterebbe proprio per la più rasserenante pista ciclabile in sede propria. Per inciso: anche nella vostra simulazione, i ciclisti anziché affrontare la pericolosa via Turati, già oggetto di provocazioni e iniziative che ben ricordiamo, hanno deviato per il centro storico. Riprova del fatto che nella definizione del tracciato in un test non può non tener conto del fattore «S»: sicurezza.

Quarto: il titolo «sensazionalistico».

Il «Missione compiuta in soli 47 minuti» (che immaginiamo sia il titolo al quale fa riferimento) passa decisamente in secondo piano, per posizione e dimensione dei caratteri, rispetto al titolo principale del servizio, che fa sintesi della sfida. E in esso fatichiamo francamente a ravvisare l’elemento di sensazionalismo: si dice che l’auto «la spunta» (al fotofinish, insomma) sugli altri mezzi (e si badi: non sulla sola bici). Avremmo potuto trovare quantomeno giustificata l’osservazione se avessimo usato verbi del calibro di «stravince» o anche solo un più netto «batte». Non così. Tanto più che a seguire, ogni dubbio, viene fugato da un chiarissimo «bene bici e binari». A bilanciare ampiamente - ammesso che ve ne fosse bisogno - i toni del titolo del racconto riservato al viaggio in auto.

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n conclusione, caro Paolo, un ambiente migliore sta a cuori a tutti, a chi lo ha scelto come vera e propria missione e a chi come noi fa informazione ma rimane prima di tutto un cittadino. Dunque bene comprendersi, anche discutere, ma alla fine badiamo a remare dalla stessa parte, per evitare la fine dei polli di Renzo, evitando che divisioni da poco oscurino un bene più grande. (g. bar

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