Clima che cambia Situazione grave, ma nessun bavaglio
Lettere al direttore
AA
Scrivo questa lettera alla direzione del Giornale di Brescia tra lo stupito e l’arrabbiato.
Ieri mattina ho letto l’accorato appello del signor Mazzola di accelerare sull’azione climatica. Nella risposta però ho trovato una frase grave e che non mi aspettavo di trovare su un giornale come il vostro, che ha dedicato spesso spazio al tema, con articoli e approfondimenti precisi e puntuali. La frase esatta era «...gli stessi esperti ci aiutino a capire quanto le cause del cambiamento climatico siano dovute alle attività dell’uomo e quanto invece al pianeta stesso o al sistema solare di cui fa parte» ed è molto grave perché apre la porta a quel negazionismo climatico, oppure riduzionismo climatico, che giustifica l’inazione attuale a troppi livelli politici.
Già nel 1989 Margaret Thatcher, alla Conferenza di Montreal, affermò: «Non abbiamo mai inserito gas serra ad una velocità del genere nella storia dell’uomo. È l’umanità e le sue attività che stanno modificando l’ecosistema del nostro pianeta in maniera pericolosa».
Quindi - nonostante alcune aziende o persone abbiano provato a farlo diventare politico - non è assolutamente un tema di una parte o dell’altra. Così come non c’è nessuna discussione in atto da parte degli scienziati: c’è addirittura più solidità scientifica sul fatto che la crisi climatica sia causata dai combustibili fossili bruciati dall’uomo (99,9%) rispetto alla certezza dei danni del fumo ai nostri polmoni.
Mettere in dubbio, ancora una volta, anche dopo gli eventi estremi come Valencia che causano morte e distruzione, è pericoloso perché rallenta le azioni che conosciamo per evitare eventi ancora peggiori. E tutto questo proprio mentre il mondo è riunito a Cop29 a Baku per provare faticosamente a trovare accordi.
Non ci possiamo più permettere pericolosissime distrazioni, a maggior ragione da chi ha la responsabilità dell’informazione e di favorire un sano dibattito sulle soluzioni da attuare rapidamente.
Giovanni Mori
Caro Giovanni,
se fossimo su posizioni opposte allargheremmo le braccia e ce ne faremmo una ragione. Giudicandoci però dalla stessa identica parte - che è poi quella della massima tutela dell’ambiente, con l’obiettivo emissioni inquinanti zero - non possiamo accettare di essere accusati di «negazionismo» o «riduzionismo» climatico.
Qui nessuno mette in dubbio il surriscaldamento del clima terrestre e la preoccupazione per la velocità con la quale sta avvenendo. Così come è innegabile che gli esseri umani abbiano sbagliato e stiano tuttora esagerando, non rispettando la natura e il pianeta di cui siamo ospiti, non padroni o dominatori a nostro piacimento.
Ciò che contestiamo invece è l’aspetto fideistico che si vorrebbe imporre, rinnegando il pensiero critico e scientifico che sta alla base della nostra civiltà e che non può essere abdicato.
Nel merito di ogni singola questione, se lo vorrà, siamo pronti a uno scambio epistolare dettagliato. Non chieda però di ridurci al silenzio o di fare soltanto da megafono ad alcuno. Abbiamo una testa e ci piace usarla, così come siamo disposti a metterci in «stand by» su tutto, tranne che sul farci e fare domande. Che non sono soltanto l’essenza del lavoro giornalistico, ma pure ciò che per noi è pienamente «umano». (g. bar.)
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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