Chiesa bresciana arricchita dalle «altre lingue»

Lettere al direttore
Lettere al direttore
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Desidero ringraziarvi per il rilievo che il giornale ha voluto dare, anche nel titolo, all’utilizzo di altre lingue nella Messa Solenne dei Santi Patroni Faustino e Giovita. Credo che ci faccia bene, al di là di sterili ideologie di difesa (letti anche in alcuni commenti sui social), sentire e vedere che la comunità cristiana della nostra città oggi cresce anche grazie alla presenza ordinaria di questi fratelli e sorelle che vivono in queste chiese del nostro centro storico. L’ucraino, l’inglese e il francese sono le lingue in cui ogni domenica il Vangelo risuona in queste parrocchie e sono le lingue che dicono la vitalità della nostra Chiesa bresciana che, nonostante tutte le sue fatiche, sta scommettendo sull’essere una comunità senza confini attraverso la fede. Il grazie va anche ai parroci e alle comunità della nostra città che danno volto a quella «bontà creativa» di cui ha parlato il nostro vescovo nell’omelia. Dobbiamo imparare ad ascoltare anche lingue nuove, senza timore, per poter essere ancora la «civiltà dell’amore» che Paolo VI ha chiesto anche a noi di saper costruire.
don Roberto Ferranti
Coordinatore Area Pastorale
per la Mondialità
della Diocesi di Brescia

Caro don Roberto,

noi laici abbiamo un vantaggio: possiamo ignorare i contestatori social e fare come suggerisce Virgilio a Dante, non curandoci di loro, passando oltre. Ci rendiamo conto invece che chi ha una responsabilità pastorale deve considerare anch’essi «fratelli e sorelle», per cui ben venga la sua precisazione in nota. La «civiltà dell’amore», tanto cara a Paolo VI, si costruisce imparando ad ascoltare le lingue nuove, perdonando altresì quelle che tagliano o stonano. Pur se, lo confessiamo, in certi casi si fa una gran fatica. (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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