C’è poco di didattico in una fiera degli uccelli
Ho appreso dal calendario nazionale 2017 della Fimov (Federazione italiana manifestazioni ornitologico-venatorie) che il 6 agosto a Lodetto, frazione di Rovato, si è svolta una fiera venatoria. Specie e razza sono i cardini attorno ai quali ruotano questi eventi che si appellano a tradizione, conservazione, addirittura tutela degli uccelli. Le associazioni venatorie hanno inventato la figura del «cacciatore ambientalista», molto diverso dal cacciatore assetato di sangue che uccide per divertimento, ma colui che crea equilibrio nella natura, ovviamente uccidendo. Il messaggio che deve passare è quello del cacciatore come garante degli equilibri ambientali e le fiere degli uccelli sono un mezzo per veicolare questo messaggio ma la realtà è un’altra. In questi luoghi si passeggia tra animali chiusi in gabbia, mostrati e venduti al pubblico come merce in un lucroso evento commerciale e turistico, pertanto di portata politica. Gli organizzatori affermano serenamente che gli uccelli impiegati nelle fiere siano nati in cattività. A prescindere dal fatto che si possa dubitare dell’affermazione, questa non è un’attenuante alla sofferenza perché gli uccelli nati in allevamento hanno comunque diritto a essere liberi: un animale allevato è, a maggior ragione, una vittima perché non ha mai visto e conosciuto la libertà. Bisognerebbe informare la gente sul tipo di animali trattati nelle fiere, sulle loro caratteristiche ed esigenze, su come vengono detenuti, alimentati, trasportati, su quantità e destinazione dell’incasso, sui finanziamenti dati dai contribuenti tramite Regione, Provincia e Comune, sui costi in termini di sicurezza e ordine pubblico (Polizia municipale, Carabinieri, Protezione civile, Pronto soccorso). Una carta che giocano gli organizzatori è quella della didattica, soprattutto nei confronti di bambini e bambine, senza interrogarsi sul modello etico che stanno proponendo: mostrare uccelli reclusi e impossibiliti a fare ciò che per natura fanno, cioè volare, è fuorviante e diseducativo. Il rispetto e la protezione degli animali liberi è invece il fondamento per attuare rapporti interspecifici di armonia e rispetto. L’insegnamento da dare è quello di osservare il volo degli uccelli, ascoltarne le melodie, avvicinarsi a loro in modo discreto. Possedere un uccello e guardarlo dimenarsi imprigionato in una gabbia non è amore. Invito il Comune di Rovato ad abbandonare questa tradizione schiavista per il bene di esseri umani e non umani.
// Paola ReTortona (Al)
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