CasaPound e l'antifascismo che "ci compete"
"Quelli di CasaPound vogliono sapere se lei è antifascista o no", domanda a Beppe Grillo Simone Di Stefano, il candidato della Regione Lazio di CasaPound. "Questo è un problema che non mi compete", risponde il leader del Movimento Cinque Stelle. "Per entrare nel Movimento basta avere i requisiti, indipendentemente dal colore politico".
La nostra non vuole essere una riflessione sul M5S, né, tanto meno, un attacco a Beppe Grillo, ma ci è sembrato doveroso riflettere su quanto è stato affermato.
Guai a quel paese che non ha memoria e che, in una lotta alle ideologie, mischia in un unico calderone il passato, con i suoi orrori e i suoi valori. Da quel 25 luglio 1943, possiamo veramente affermare a cuor leggero che l'antifascismo e di conseguenza il fascismo stesso non sono più problemi che ci competono? Noi crediamo di no e ci auguriamo che la memoria non appaia solo sui libri di scuola, ma sia alla base del presente e del futuro.
L'antifascismo, da non intendere nella mera ottica partitica, non ha limiti di anacronismo e di ideologismo, dal momento che ha ispirato la nostra Costituzione e, in particolare, i suoi Principi Fondamentali (fiore all'occhiello, quanto mai attuale, di cui andare fieri). Eppure questa importanza sembra essere scemata con il tempo e sono sempre di più coloro che rimangono muti e impassibili di fronte a evidenti azioni di matrice fascista. CasaPound non fa paura, anzi, il suo programma di "fascismo del terzo millennio" viene chiamato «colore politico», nonostante questa ci sembri una definizione piuttosto cieca e immemore di tutto ciò che il fascismo ha significato per l'Italia e non solo.
L'antifascismo ci compete, eccome, perché i diritti e la libertà che sono stati ottenuti grazie ad esso, vanno praticati e difesi giorno per giorno, senza mai lasciare correre rivendicazioni neofasciste e assolutamente anticostituzionali. La proposta di riportare la statua del Bigio, elogiato da Benito Mussolini come ottima raffigurazione dell'Era fascista, in Piazza della Vittoria a Brescia oppure l'atto vandalico commesso il 5 gennaio a Milano, in via Guerzoni, su una lapide commemorativa partigiana, sono esempi recenti di una mentalità che ormai ha relegato l'antifascismo e il suo valore culturale in un passato chiuso, nel nome di un apartitismo a volte sterile. I requisiti adatti sono solo fumo, se non traggono nutrimento da radici di civiltà e di democrazia.
Martina Melgazzi
Nuova Resistenza ANPI Brescia
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