Bastoni tra le ruote e «toghe rosse» Una vecchia storia

Lettere al direttore
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Da quando è al governo il centrodestra si nota un’attività notevole delle «toghe rosse» che mettono sotto indagine politici, esponenti delle istituzioni di centrodestra perché non appartenenti alla loro area politica di riferimento. Mettono poi i bastoni fra le ruote sulla questione migranti ricorrendo anche alla corte europea dimenticando che in Italia le leggi le approva il nostro Parlamento. Quando poi vengono criticati si appellano all’indipendenza della magistratura, ma questa frangia di magistrati antepone l’interesse di partito alla deontologia professionale. Un modo di esercitare la giustizia vergognoso

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Gian Marco Sabbadini
Corzano

C

aro

Gian Marco,

per rispondere su questi temi occorrerebbe usare le pattine che in casa si portavano una volta, quando ai pavimenti si dava la cera e si era costretti al passo felpato, spostandosi lievi, con prudenza. Ad esser spicci, invece, si potrebbe dire che è sempre la stessa storia, che ce la si piglia con l’arbitro (allo stadio dandogli del cornuto, in politica del rosso o del nero, ma è la stessa solfa) quando non si riesce a vincere a mani basse la partita. Ora, se dicessimo che esiste imparzialità assoluta, saremmo sciocchi, prima ancora che ingenui. «Le leggi con i nemici si applicano, con gli amici si interpretano» sosteneva Giolitti, che non era una mammola. Capita a tutti gli uomini e alle donne di potere, non soltanto a Salvini o alla Meloni o prima ancora a Berlusconi o a Renzi. Non è una novità, bensì un equilibrio tra poteri, cioè il fondamento stesso di ciò che ai tempi nostri chiamiamo «stato democratico». (g. bar.)

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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